Il primo post settembrino del blog è dedicato, anche quest’anno, a Rossini. Inevitabile, visto che il mese di agosto è caratterizzato per ogni appassionato di Belcanto dagli eventi del Rossini Opera Festival di Pesaro che, quest’anno, presentava non poche attrattive. Non ripeterò qui quanto già scritto sulle recensioni di OperaClick (Ciro in Babilonia, Matilde di Shabran, Il Signor Bruschino, Recital di Jessica Pratt, Recital di Mariella Devia) ma aggiungerò solo la soddisfazione per aver visto, finalmente, impegnata a Pesaro in un ruolo di grandi possibilità espressive e tecniche come quello di Ciro il contralto polacco Ewa Podleś, che per quanto mi riguarda è stata una delle grandi protagoniste di questa edizione 2012 del Rof, accanto all’Amira di un’altra artista che ammiro moltissimo, ovvero Jessica Pratt (il cui recital all’Auditorium Pedrotti è stato incredibile per mole dei brani cantati, qualità dell’esecuzione e fantasia nelle variazioni). Ascoltare dal vivo la voce della Podleś è un’esperienza incredibile, dato che, pur con gli inevitabili acciacchi dell’età e con un’esecuzione tutt’altro che perfetta, si tratta di un’artista maiuscola, che colpevolmente solo ora approda a Pesaro in un ruolo protagonista (non considero tale la Giunone delle Nozze di Teti, e di Peleo del 2001, benché “rinforzata” con l’omonima cantata). Debutto tardivo, ma debutto comunque splendido, come ognuno può notare ascoltando la registrazione di Rai5 che (miracolo!) ha trasmesso in leggera differita la serata inaugurale.
L’occasione è quindi propizia per segnalare uno splendido recital di Ewa Podleś registrato nel 1995 e disponibile in cd Naxos (che in catalogo ha anche un bellissimo Tancredi con la Podleś impegnata al fianco dell’Amenaide di Sumi Jo con la direzione di Alberto Zedda). Questo recital è uno dei pochi documenti discografici ufficiali della Podleś impegnata in ruoli rossiniani e merita l’ascolto presenza di una voce eccezionale colta all’apogeo delle proprie possibilità. Il disco rende palpabile e evidente all’ascolto le possibilità e le suggestioni della “voce doppia” ottocentesca, di cui ho già accennato in questo post: le tre ottave (e oltre) d’estensione della Podleś non sono infatti esenti da evidenti (e inevitabili) disomogeneità timbriche, ma questo poco importa di fronte all’eccitante sensazione di virtuosismo “senza rete” che l’artista polacca riesce a comunicare, soprattutto allorché sale e scende dalle stelle agli abissi nella difficilissima “Non temer d’un basso affetto” dal Maometto II, un’aria che da sola vale l’ascolto del disco (non dico che vale il prezzo del cd perché, vista la – saggia e lodevole – politica di costi contenuti della Naxos non sembrerebbe un complimento). Non ci fosse altro (che invece c’è, tra cui una struggente esecuzione della Cavatina di Malcolm dalla Donna del Lago) basterebbe quest’aria a laureare la Podleś come grande esecutrice. Nel disco Naxos l’artista è accompagnata da Pier Giorgio Morandi, che guida con precisione e attenzione alle esigenze dell’esecutrice, l’Hungarian State Opera Orchestra e l’Hungarian State Opera Chorus.
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#1 di icittadiniprimaditutto il 1 settembre 2012 - 10:34
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