Per una ricerca, che mi sta impegnando in questo periodo, mi trovo a spogliare alcune annate di celebri riviste dell’800 e mi sono imbattuto in questo divertente pezzo, che propongo senza cambiarlo di una virgola. Si tratta, ovviamente, di un aneddoto, ma di lettura piacevole. L’articolo è pubblicato alle pagine 67-8 di Teatri Arti e Letteratura, Anno 26.mo N.1282. — Tom. 50. Bologna. 25 Gennaio 1849.
Chi non conosce l’aria Di tanti palpiti, una delle più deliziose ispirazioni di Rossini? ma se ne ignora generalmente l’origine anche dai dilettanti. Questo pezzo, il migliore forse del Tancredi, devesi al capriccio esigente d’una prima donna. Due giorni prima della rappresentazione di quest’opera, la Malanotte, cantatrice distinta che dovea sostenere la parte principale, dichiarò che non avrebbe cantato la cavatina composta pel suo entrar in iscena, e che era d’uopo scrivergliene un’altra. Rossini ritornò a casa desolato, credendo impossibile, oppresso dalla fatica com’era, l’inventare alcun che di passabile: ma, spinto dalla necessità, sedette al pianoforte, e in meno d’una mezz’ora compose questo canto divenuto sì popolare in Europa. Il pezzo è conosciuto in Italia sotto il nome d’aria dei risi. Non tornerà inutile lo spiegare come ricevette questa strana denominazione. Tutti i pranzi in Lombardia, dal banchetto del ticco all’umil pasto dell’uomo del popolo, cominciano con un piatto di riso, condito in tal foggia che non ha l’eguale in tutte le altre cucine. Ora, siccome torna importante che questa vivanda, per soddisfare il gusto indigeno, sia poco cotta, la persona incaricata di prepararla s’informa sempre, prima di metterla al fuoco, del momento preciso in cui debb’essere servita; poiché perderebbe d’ogni squisitezza, se aspettasse. Allorché Rossini ritornò a casa sotto l’impressione della domanda fattagli dalla Malanotte, il suo cuoco gli volse la solita inchiesta: Ho da mettere i risi? Il maestro accennò macchinalmente che si, e si diede alla ricerca di un’idea. Prima che il riso fosse cotto, l’aria di Tanti palpiti era trovata. [Suiss.]
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#1 di Roberta Pedrotti il 5 settembre 2012 - 11:06
E il bello è che l’aneddoto è stato tramandato al contrario! La cavatina di cui la Malanotte non era soddisfatta era, con ogni probabilità, proprio Di palpiti e l’alternativa richiesta in fretta e furia (poi, va bene, l’aneddotica ci ricamò sopra) Dolci d’amor parole. Quest’ultima è redatta su una carta diversa da tutto il resto dell’autografo e, come giustamente chiosa Gossett, essendo ben più complessa doveva soddisfare meglio i capricci di una primadonna, che naturalmente non corrispondono con i reali presupposti del successo e della qualità d’un pezzo.
Ciao Gabriele, tanti auguri!
#2 di Gabriele Cesaretti il 6 settembre 2012 - 15:13
Infatti fa ridere per questo ^_^. Grazie Roby, un salutone!
#3 di icittadiniprimaditutto il 5 settembre 2012 - 13:42
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