Il mondo della musica vocale da camera è uno dei più affascinanti nell’ambito della produzione artistica del XIX secolo, trovando anche in Italia uno spazio tutt’altro che ristretto, soprattutto grazie ai salotti nobili, nelle cui serate di musica non era infrequente assistere a veri e propri recital densi di ariette e cantate composte per l’occasione. La casa inglese Opera Rara ha riservato un’intera serie (significativamente intitolata Il Salotto) alla produzione italiana e francese del XIX secolo, in particolare dedicando il secondo volume della serie (La Potenza d’Amore) al genere della cantata. La cantata, una forma musicale che nell’alternanza di recitativi e arie si configura come una sorta di mini-opera da camera, era un genere particolarmente apprezzato nel periodo barocco e settecentesco; il soggetto di una cantata, in genere, si legava al mondo mitologico e/o arcadico, ma non mancava l’elemento religioso (tradizione particolarmente feconda in Germania, basti pensare alla sterminata produzione di cantate composte da Johann Sebastian Bach). Nel primo Ottocento, epoca oggetto delle cantate contenute nel cd Opera Rara, il genere conobbe la sua ultima e estrema fioritura, grazie alla diffusione della musica da salotto, eseguita durante le raffinate serate di conversazione che avvenivano nei salotti di facoltose e colte padrone di casa nobili. Il cd, di impaginazione estremamente curata e ricercata come è la regola nelle produzioni della Opera Rara, propone un florilegio di cantate (alcune delle quali estremamente elaborate) in cui trovano spazio vere e proprie chicche, come La gloria al massimo degli eroi di Ferdinando Paër, scritta probabilmente nel 1810 per le nozze di Napoleone e Maria Luisa d’Austria, che prevede un accompagnamento d’arpa al posto del solito pianoforte.
Molto bella è anche la Melodia La Potenza d’Amore di Giovanni Tadolini (che dà il titolo all’intera raccolta), composta su parole di Carlo Pepoli (più noto come librettista dei belliniani Puritani) per il mitico tenore Giovan Battista Rubini e pubblicata nel 1841: al pianoforte si unisce un’elaborata e virtuosistica parte per corno obbligato (composta per il cornista Jacques François Gallay del Théâtre des Italiens di Parigi) che dona un suggestivo fascino crepuscolare al brano. Un altro strumento obbligato, il violoncello, aggiunge malinconia e interessa all’evocativa Melodia Il sogno di Saverio Mercadante (edita da Lucca nel 1842 e particolarmente popolare nel XIX secolo). Al centro del disco si pongono però tre cantate particolarmente elaborate di Gioachino Rossini, Mercadante e Michele Carafa. Del pesarese viene eseguita Egle e Irene, un’ampia scena drammatica per due voci del 1814, il cui finale verrà recuperato di lì a due ani nel terzetto “Oh bel nodo avventurato” del Barbiere di Siviglia; di Mercadante si ascolta il primo approccio al mito romantico e patriottico della romana Virginia (soggetto di Alfieri), su cui il compositore di Altamura comporrà un’intera opera negli anni ’40 (ma il titolo debutterà solo nel 1866): anche in questo caso la cantata si presenta come un brano molto complesso e ricco di drammaticità… una vera opera in miniatura. Di Carafa, infine, si ascolta la suggestiva Calipso, scena lirica pubblicata nel 1823 e dedicata alla grande primadonna Joséphine Fodor-Mainvielle. Accanto a questi “pezzi forti” si uniscono melodie più contenute nella durata e nell’ambizione ma che dalla cantata assimilano una libertà formale di composizione che le rende molto interessanti, come è il caso di Triste istoria, tarda aria da camera (indicata come Canto drammatico) di Giovanni Pacini (compositore presente nel disco anche con la breve Romanza La rampogna) o Luci mie belle, affascinante Cavatina di Giovanni Simone Mayr. L’esecuzione Opera Rara, registrata tra il 1998 e il 1999, presenta in ottima forma alcuni degli artisti di punta della casa inglese: Majella Cullagh, che all’epoca sembrava promettere molto più di quanto ha poi mantenuto,è impegnata in Paër e Rossini; William Matteuzzi esce vincitore dall’arduo confronto con Rubini nel brano di Tadolini; Nelly Miricioiu affronta con temperamento il personaggio di Virginia; Bruce Ford canta la Cavatina di Mayr con ottimo stile e il mezzosoprano Enkelejda Shkosa affianca con bravura la Cullagh in Rossini e brilla nella Rampogna di Pacini e nella cantata di Carafa che chiude il disco; l’unico a deludere è il baritono Garry Magee, che ha un timbro molto suggestivo ma è il peggiore di tutti nell’articolazione dell’italiano, cosa che si nota sia nella Triste istoria di Pacini che nel Sogno di Mercadante. Al piano di David Harper si uniscono, infine, gli interventi di Susan Drake all’arpa, Nigel Black al corno e Paul Watkins al violoncello. Un disco, in sintesi, molto affascinante e interessante, soprattutto per gli appassionati della grande stagione operistica del primo Ottocento italiano.
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#1 di icittadiniprimaditutto il 15 settembre 2012 - 08:49
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