Archivio per la categoria Gioachino Rossini
Bizzarra è inver la scena: appunti pesaresi
Pubblicato da Gabriele Cesaretti in Belcanto, Gioachino Rossini, Guillaume Tell, L'italiana in Algeri, L'occasione fa il ladro, Livermore Davide, Operisti dell'Ottocento, Parliamo di Regia, Ponnelle Jean Pierre, Vick Graham il 1 settembre 2013

Mica facile allestire Rossini. Ne sanno qualcosa a Pesaro dove, al rigore filologico dell’esecuzione musicale, si è sempre affiancata la via dell’audace sperimentazione registica, lasciando all’estro di uomini di teatro la possibilità di inventare e reinventare una drammaturgia particolare e raffinatissima come quella di Gioachino Rossini. Molti allestimenti pesaresi hanno fatto la storia del teatro rossiniano, mentre altri sono presto caduti nel dimenticatoio, ma resta un dato di fatto che il Rof ha avuto tra i suoi meriti anche quello di chiarire la presenza della regia teatrale come più di un semplice complemento visivo all’esecuzione musicale, ma una vera e propria interpretazione della partitura, in grado di mescolare riferimenti all’immaginario rossiniano rileggendoli secondo la cultura, lo stile e le abitudini della contemporaneità. Il Rossini Opera Festival 2013, che presentava due nuovi spettacoli di beniamini del festival come Davide Livermore e Graham Vick accanto alla ripresa di un classico di Jean-Pierre Ponnelle, ha offerto quindi il destro per alcune considerazioni, senza alcuna pretesa di esaustività, sulle problematiche relative all’allestimento dell’opera rossiniana di oggi.
Il recital in una camera
Pubblicato da Gabriele Cesaretti in Belcanto, Fabio Campana, Ferracuti Elvidia, Gaetano Donizetti, Gioachino Rossini, Musica Da Camera, Nicola Vaccaj, Operisti dell'Ottocento, Operisti minori dell'Ottocento, Voci & Recital il 15 dicembre 2012
Ho in più occasioni espresso (ad esempio parlando delle composizioni di Rossini, Verdi e Crescentini) la mia passione per la produzione di musica vocale da camera di autori italiani. Resto in tema, per l’occasione, segnalando un vecchio LP (che non mi risulta mai essere stato riversato in cd) del soprano Elvidia Ferracuti registrato a Recanati il 6 ottobre 1986 con l’accompagnamento al piano di Paola Mariotti: il programma del recital alterna celeberrime pagine rossiniane dalle Soirées Musicales a due bellissimi frammenti donizettiani (La Gondoliera e La Fidanzata) chiudendosi con tre verie e proprie chicche come la romanza del livornese Fabio Campana La Veglia e due frammenti del tolentinate Nicola Vaccaj: l’aria Il Cosacco del Volga e la romanza “Alle più tristi immagini” dall’opera Virginia, riscoperta dalla stessa Ferracuti che ne ha anche curato la riduzione per canto e piano dalla partitura originale per orchestra. Soprano marchigiano, nata a Petritoli (Fermo) nel 1935 e residente a Pesaro, Elvidia Ferracuti è affettuosamente conosciuta come la “Rosina delle Marche”, in omaggio al suo ruolo rossiniano più eseguito e amato, oltre che all’attaccamento alla regione in cui è nata: con questo post mi piace ricordare anche il suo impegno come concertista e ambasciatrice delle composizioni da camera che, spesso, rivelano insospettabili tesori nascosti. Un piccolo tesoro nascosto è anche questo bel recital, che temo non abbia affatto goduto di grande diffusione, mentre si rivela molto gradevole e interessante.
Appendice al Mosè in Egitto pesarese
Pubblicato da Gabriele Cesaretti in Biblioteca / Discoteca, DVD, Gioachino Rossini, Mosè in Egitto, Operisti dell'Ottocento, Parliamo di Regia, Vick Graham il 12 dicembre 2012
Avevo già parlato del bellissimo (almeno per quanto mi riguarda) Mosè in Egitto che, con la regia di Graham Vick, aveva costituito il centro del Rossini Opera Festival nell’edizione del 2011. Quello spettacolo è ora disponibile sia in dvd che in blu-ray, per la Opus Arte, che ne ha curato, assieme alla Unitel, un’eccellente ripresa video. Ovviamente assistere allo spettacolo dal filtro del dvd (anche se la regia video di Tiziano Mancini fa miracoli per cercare di rendere al meglio un allestimento così ricco di particolari e così denso di significati) non è la stessa cosa che vederlo dal vivo, tanto più se si parla di una produzione che, a cominciare dalla scena, era pensata in maniera tutt’altro che tradizionale, cercando il coinvolgimento del pubblico come in un happening: anche se questo aspetto viene inevitabilmente meno durante la visione del dvd è comunque un bene che sia rimasta una documentazione in ottima qualità sia video che audio di uno spettacolo così controverso e personale. È probabile che tra pochi anni la regia di Vick possa apparirci invecchiata; è possibile che (per la sua estrema complessità) appaia impossibile riprendere lo spettacolo, preferendo mantenere il ricordo della sua carica dirompente del 2011 piuttosto che rischiare di annacquarlo con un riallestimento dall’esito incerto; è ipotizzabile che chi abbia trovato irritante la decontestualizzazione operata da Vick non sia spinto a cambiare idea dalla visione del dvd… eppure mi sento lo stesso di consigliare la visione di questa fortissima lettura del Mosè in Egitto che, alla sua visione in tv, mi ha colpito e commosso quanto alla visione teatrale. Insomma, tra chi ha stroncato e chi ha esaltato questa produzione (tra l’altro anche Premio Abbiati 2011) non credo sia necessario specificare da quale parte mi pongo. Restano, ed era inevitabile, le perplessità per il taglio dell’aria di Amaltea “La pace mia smarrita” e di quella di Mosè “Tu di ceppi m’aggravi la mano”: la prima venne riciclata dal Ciro in Babilonia e la seconda non è autografa, ma queste scelte avrebbero potuto essere spiegate con maggior cura nel “Making of” che correda il dvd; resta anche la delusione per una performance vocale nel suo complesso francamente debole, solo in parte riscattata dalla forza dell’allestimento e dalla bellissima direzione di Roberto Abbado. Nonostante questi limiti (che non sono certo di poco conto) il dvd è comunque da vedere, anche se, per l’angolo della polemica, segnalo che, nonostante si tratti di un’opera italiana cantata in italiano e registrata in Italia, mancano dal menu i sottotitoli in italiano… tal dei tempi il costume.
Clicca qui per leggere Caino & Caino, il post di NSB dedicato al Mosè in Egitto con regia di Graham Vick.
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Di tanti palpiti
Pubblicato da Gabriele Cesaretti in Gioachino Rossini, Operisti dell'Ottocento, Tancredi il 5 settembre 2012
Per una ricerca, che mi sta impegnando in questo periodo, mi trovo a spogliare alcune annate di celebri riviste dell’800 e mi sono imbattuto in questo divertente pezzo, che propongo senza cambiarlo di una virgola. Si tratta, ovviamente, di un aneddoto, ma di lettura piacevole. L’articolo è pubblicato alle pagine 67-8 di Teatri Arti e Letteratura, Anno 26.mo N.1282. — Tom. 50. Bologna. 25 Gennaio 1849.
Chi non conosce l’aria Di tanti palpiti, una delle più deliziose ispirazioni di Rossini? ma se ne ignora generalmente l’origine anche dai dilettanti. Questo pezzo, il migliore forse del Tancredi, devesi al capriccio esigente d’una prima donna. Due giorni prima della rappresentazione di quest’opera, la Malanotte, cantatrice distinta che dovea sostenere la parte principale, dichiarò che non avrebbe cantato la cavatina composta pel suo entrar in iscena, e che era d’uopo scrivergliene un’altra. Rossini ritornò a casa desolato, credendo impossibile, oppresso dalla fatica com’era, l’inventare alcun che di passabile: ma, spinto dalla necessità, sedette al pianoforte, e in meno d’una mezz’ora compose questo canto divenuto sì popolare in Europa. Il pezzo è conosciuto in Italia sotto il nome d’aria dei risi. Non tornerà inutile lo spiegare come ricevette questa strana denominazione. Tutti i pranzi in Lombardia, dal banchetto del ticco all’umil pasto dell’uomo del popolo, cominciano con un piatto di riso, condito in tal foggia che non ha l’eguale in tutte le altre cucine. Ora, siccome torna importante che questa vivanda, per soddisfare il gusto indigeno, sia poco cotta, la persona incaricata di prepararla s’informa sempre, prima di metterla al fuoco, del momento preciso in cui debb’essere servita; poiché perderebbe d’ogni squisitezza, se aspettasse. Allorché Rossini ritornò a casa sotto l’impressione della domanda fattagli dalla Malanotte, il suo cuoco gli volse la solita inchiesta: Ho da mettere i risi? Il maestro accennò macchinalmente che si, e si diede alla ricerca di un’idea. Prima che il riso fosse cotto, l’aria di Tanti palpiti era trovata. [Suiss.]
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Spigolature pesaresi e Ewa Podleś: Arias for Contralto
Pubblicato da Gabriele Cesaretti in Biblioteca / Discoteca, CD, Ciro in Babilonia, Gioachino Rossini, Maometto II, Operisti dell'Ottocento, Podleś Ewa, Voci & Recital il 1 settembre 2012
Il primo post settembrino del blog è dedicato, anche quest’anno, a Rossini. Inevitabile, visto che il mese di agosto è caratterizzato per ogni appassionato di Belcanto dagli eventi del Rossini Opera Festival di Pesaro che, quest’anno, presentava non poche attrattive. Non ripeterò qui quanto già scritto sulle recensioni di OperaClick (Ciro in Babilonia, Matilde di Shabran, Il Signor Bruschino, Recital di Jessica Pratt, Recital di Mariella Devia) ma aggiungerò solo la soddisfazione per aver visto, finalmente, impegnata a Pesaro in un ruolo di grandi possibilità espressive e tecniche come quello di Ciro il contralto polacco Ewa Podleś, che per quanto mi riguarda è stata una delle grandi protagoniste di questa edizione 2012 del Rof, accanto all’Amira di un’altra artista che ammiro moltissimo, ovvero Jessica Pratt (il cui recital all’Auditorium Pedrotti è stato incredibile per mole dei brani cantati, qualità dell’esecuzione e fantasia nelle variazioni). Ascoltare dal vivo la voce della Podleś è un’esperienza incredibile, dato che, pur con gli inevitabili acciacchi dell’età e con un’esecuzione tutt’altro che perfetta, si tratta di un’artista maiuscola, che colpevolmente solo ora approda a Pesaro in un ruolo protagonista (non considero tale la Giunone delle Nozze di Teti, e di Peleo del 2001, benché “rinforzata” con l’omonima cantata). Debutto tardivo, ma debutto comunque splendido, come ognuno può notare ascoltando la registrazione di Rai5 che (miracolo!) ha trasmesso in leggera differita la serata inaugurale.
Massimilla Doni di Honoré de Balzac
Pubblicato da Gabriele Cesaretti in Biblioteca / Discoteca, Gioachino Rossini, Libri, Mosè in Egitto, Operisti dell'Ottocento il 20 giugno 2012
E a proposito del Mosè in Egitto (di cui ho già parlato qui e qui) non giunge inopportuna la segnalazione di un celebre racconto breve di Honoré de Balzac, in cui il grande autore francese compie (nel III Capitolo) un’appassionata esegesi di questo celebre capolavoro. Massimilla Doni, oltre a essere una lettura decisamente piacevole (non a caso inserita dalla Sellerio nella sua collana Il divano) e oltre a porsi come un’appassionante storia d’amore contiene infatti anche una descrizione mirabile del mondo teatrale italiano dei primi 20 anni dell’800 visto dagli occhi dell’autore francese. La storia d’amore è quella tra la Massimilla Doni del titolo, sublime figura femminile dedita alle arti, e il principe di Varese Emilio Memmi, bellissimo ma squattrinato. Steso al ritorno dal suo viaggio in Italia del 1837 (ed edito nel 1839), il racconto è un grande atto d’amore alla città di Venezia e al mondo dell’opera italiana, immaginando una rappresentazione del Mosè in Egitto alla Fenice avvenuta nel 1820: al di là di occasionali imprecisioni (come i riferimenti alla rossiniana Semiramide, non ancora composta nell’anno in cui si ambienta la vicenda, o qualche errore nell’indicare le tonalità dei vari numeri del Mosè in Egitto) il racconto riesce a far comprendere al lettore odierno lo spirito con cui l’opera italiana veniva accolta dal pubblico dell’epoca, sottolineando isterie e fanatismi dei divi (il soprano Clara Tinti – evidente omaggio di Balzac alla divina Laure Cinti Damoreau – e il tenore Genovese, oltre al basso Giovanni Orazio Cartagenova, l’unico realmente esistito nell’immaginaria compagnia veneziana che allestisce il capolavoro rossiniano nella trama di Balzac) e descrivendo con delicatezza l’atmosfera decadente della Venezia ottocentesca che fa da sfondo all’amore di Massimilla ed Emilio. Quest’ultimo, sospeso tra l’estasi spirituale che lo lega a Massimilla (moglie del duca di Caetano) e l’attrazione carnale nei confronti della primadonna Clara Tinti (protegèe del duca stesso), pone questo dissidio tra spirito e materia al centro della propria vicenda sentimentale; il preciso e dettagliato commento del Mosè in Egitto (che Balzac stese con l’ausilio tecnico di Georg Jacob Strunz, cui è peraltro rivolto un pubblico ringraziamento d’apertura) costituisce per molti aspetti il culmine della narrazione amorosa.
Caino & Caino
Pubblicato da Gabriele Cesaretti in Gioachino Rossini, Mosè in Egitto, Operisti dell'Ottocento, Parliamo di Regia, Vick Graham il 16 giugno 2012
La recente proclamazione del rossiniano Mosè in Egitto con regia di Graham Vick come migliore spettacolo del 2011 a cura del Comitato del Premio Abbiati della Critica Italiana ha riaperto le discussioni su di un allestimento, proposto al Rossini Opera Festival di Pesaro la scorsa estate, che ha sollevato fior di polemiche, tra cui la minaccia di un’interrogazione parlamentare (
non ci facciamo davvero mancare nulla in Italia) a cura di un senatore del PdL, tale Elio Massimo Palmizio. Costui, senza aver ovviamente visto lo spettacolo, parlò di una rilettura “sconcertante, per non dire offensiva, che arriva a paragonare la condizione del popolo ebraico prigioniero in Egitto a quella odierna dei palestinesi, e fa assurgere un terrorista di calibro internazionale come Osama Bin Laden al ruolo guida di un’intera popolazione quale fu Mosé“, ritenendo che uno spettacolo del genere poteva “fomentare ogni tipo di odio in un momento già di per sè grave“. Tanto per gettare benzina sul fuoco si diffuse (il tutto, ovviamente, prima del debutto dello spettacolo e dopo la Prova Generale) la notizia che il soprano israeliano Hila Baggio (impegnata nella Scala di Seta al Teatro Rossini) se ne sarebbe andata dalla prova “dopo appena mezz’ora, irritata da una lettura scenica da lei ritenuta antisraeliana o filopalestinese“. Scontati, quindi, gli strali contro Vick di antigiudaismo e antisemitismo, accusa particolarmente delirante quest’ultima, dato che (anche a non tener presente la commovente realizzazione del Moïse et Pharaon realizzata a Pesaro nel 1997 con riferimenti strazianti al dramma della Shoah) l’eventuale critica della politica di uno stato sovrano quale è Israele non deve necessariamente contenere tracce di intolleranza ebraica, ché altrimenti sarebbe come tacciare di razzismo tutti quelli che criticano la politica italiana (avendone ben donde, del resto). Polemiche politiche a parte, cosa si è visto di così scandaloso in questo Mosè in Egitto? Personalmente l’ho ritenuto uno degli spettacoli più emozionanti e intensi cui ho assisitito in vita mia, non privo di difetti (anche gravi), ma nel complesso dotato di una grande forza espressiva, che ben meriterebbe una registrazione in dvd, a dispetto del diluvio di fischi che, prevedibilmente, ha accolto Vick al debutto.
Montserrat Caballé: Rossini, Donizetti, Verdi Rarities
Pubblicato da Gabriele Cesaretti in Belcanto, Biblioteca / Discoteca, Caballé Montserrat, CD, Gaetano Donizetti, Gioachino Rossini, Giuseppe Verdi, Operisti dell'Ottocento, Tancredi, Voci & Recital il 9 giugno 2012
Non sono un fan sfegatato di Montserrat Caballé. So che qualcuno non mi perdonerà questa amara confessione ma, ahimé, molto spesso la favolosa “Superba” mi causa rabbia più che ammirazione. Rabbia perché una voce strepitosa e un talento da vocalista con pochi rivali venne sacrificato più del dovuto a una preparazione sciatta e a un pressappochismo musicale veramente irritante. Proprio per contrastare questa opinione (che riconosco essere un po’ ingiusta) mi sento di segnalare uno dei miei dischi preferiti registrati dalla Caballé, un album dove l’artista è veramente superba e spiega tutte le possibilità di una voce che sembra quasi onnipotente: sto parlando del recentemente ristampato doppio cd che raduna i tre lp di rarità dedicati dalla catalana, tra il 1967 e il 1969, a pagine di raro ascolto (per l’epoca) di Gioachino Rossini, Gaetano Donizetti e Giuseppe Verdi. In questi recital (realizzati dopo il trionfo ottenuto nella donizettiana Lucrezia Borgia alla Carnegie Hall, con relativa incisione discografica per la Rca) c’è la misura della grandezza immensa di Montserrat Caballé, colta non solo in forma strepitosa, ma anche al di qua della fame onnivora di repertorio che la porterà a esplorare opere non sempre adatte alla sua personalità. Dimenticare gli eccessi delle infelici Gioconde e Medee degli anni ’70: nulla di tutto questo è presente nel doppio cd in questione, in cui la Caballé unisce a una forma vocale strepitosa anche una coscienza d’interprete e d’artista in grado di sopportare ben pochi confronti. L’esecuzione integrale di ampi stralci da opere dei tre autori sopracitati (manca solamente il da capo della cabaletta di Alzira) si giova infatti della strepitosa qualità timbrica dell’artista, innervata da un fraseggio e da una personalità di primo ordine, nel consegnare al disco tre tra i più entusiasmanti recital della storia della vocalità.
Ciro in Babilonia di Gioachino Rossini
Pubblicato da Gabriele Cesaretti in Biblioteca / Discoteca, CD, Ciro in Babilonia, Gioachino Rossini, Operisti dell'Ottocento il 21 aprile 2012
Un ulteriore e doveroso post quaresimale, a Pasqua passata, per un’altra opera oratoriale su soggetto biblico: Ciro in Babilonia, o sia la caduta di Baldassare di Gioachino Rossini. Doveroso perché l’opera in questione, la quinta di Gioachino Rossini, rappresentata al Teatro di Ferrara il 14 marzo 1812, inaugurerà questa estate la XXXIII edizione del Rossini Opera Festival di Pesaro, per la prima volta allestita nella cittadina marchigiana. Prima opera seria rappresentata da Rossini (il Demetrio e Polibio, che pure la precede nella composizione, venne allestito a Roma il il 18 maggio 1812, pochi mesi dopo il debutto del Ciro) è anche uno dei titoli più negletti e meno rappresentati nell’ampio catalogo del compositore: probabilmente questo disinteresse non è del tutto infondato, dato che nel suo rispettare le regole della distribuzione vocale più diffusa in Italia (eroe – contralto amoroso; eroina – soprano e antagonista – tenore baritonale) l’opera si rivela agli orecchi contemporanei meno stimolante e sperimentale dei lavori napoletani (la cui distribuzione con doppio tenore, però, creerà sempre dei problemi alla loro diffusione in teatri che non fossero il San Carlo) non possedendo nemmeno il fascino del Tancredi (che debutterà al Teatro La Fenice di Venezia il 6 febbraio 1813, meno di un anno dopo il Ciro) benché Stendhal definisca il Ciro come un’opera “piena di grazia”. Ascoltare Ciro in Babilonia non è, tuttavia, tempo perso: le pagine notevoli sono molteplici e anche la cura della strumentazione rivela come l’appena ventenne compositore avesse assimilato lo studio e gli insegnamenti del conservatorio bolognese che aveva frequentato.
Rossini – Guillaume Tell – Finale
Pubblicato da Gabriele Cesaretti in Gioachino Rossini, Guillaume Tell, Operisti dell'Ottocento il 30 marzo 2012
Le parole sono, in un certo senso, il mio mestiere ma a volte deludono. Questo post propone solo l’ascolto del finale del Guillaume Tell di Rossini. È quella che personalmente considero la più bella ed emozionante preghiera laica di tutti i tempi e pazienza se esagero.
ARNOLD: Pourquoi ta présence, ô mon père! / Manque-t-elle au bonheur de l’Helvétie entière? GUILLAUME: Tout change et grandit en ces lieux. / Quel air pur! HEDWIGE: Quel jour radieux! JEMMY: Au loin quel horizon immense! MATHILDE: Oui, la nature sous nos yeux / Déroule sa magnificence. GUILLAUME: À nos accents religieux, / Liberté, redescends des cieux, / Et que ton règne recommence! TOUS: Liberté, redescends des cieux, / Et que ton règne recommence!
ARNOLD: Perché la tua presenza, padre! / Manca alla felicità dell’intera Svizzera? GUILLAUME: Tutto cambia e cresce in questi luoghi. / Che aria pura! HEDWIGE: Che giorno radioso! / JEMMY: Che orizzonte immenso in lontananza! / MATHILDE: Si, la natura sotto i nostri occhi / mostra la sua magnificenza. GUILLAUME: Alle nostre parole religiose, / Libertà, ridiscendi dai cieli, / e che il tuo regno ricominci! TUTTI: Libertà, ridiscendi dai cieli, / e che il tuo regno ricominci!
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