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acta est fabula – 3 – L’esule di Roma di Gaetano Donizetti
Pubblicato da Gabriele Cesaretti in Biblioteca / Discoteca, CD, Gaetano Donizetti, L'esule di Roma, Operisti dell'Ottocento il 14 luglio 2012
L’epistolario di Gaetano Donizetti è uno dei testi più affascinanti, per un musicofilo, lasciati da un compositore ottocentesco: esso ci rivela non solo moltissime informazioni sulla vita quotidiana dei teatri del tempo, ma anche la descrizione di un uomo buono, onesto, dalle ottime capacità letterarie e consapevole delle sue qualità e delle sue potenzialità. Dopo il debutto del suo esule di Roma (Teatro San Carlo di Napoli, 1 gennaio 1828) troviamo una lettera particolarmente interessante sulla poetica e le ambizioni donizettiane (ricordo che il compositore, al momento di scrivere la lettera destinata al suo Maestro Mayr, non aveva ancora scritto nessuna opera con finale tragico, con l’ovvia esclusione della Gabriella di Vergy che, però, non era mai stata messa in scena):
L’anno venturo finirò il primo atto con un quartetto ed il secondo con una morte a mio modo. Voglio scuotere il giogo dei finali… ma per adesso finire a terzetto mai più, poiché tutti mi dicono, che se morissi […] e rinascessi non farei più cosa simile… ma io incoraggio, mi sento capace di fare cose migliori.
L’esule di Roma ci colpisce perché, oltre a essere la prima opera donizettiana di ambientazione neoclassica, è una testimonianza di come l’opera neoclassica fosse divenuta anche terreno fertile per le sperimentazioni, in questo caso innestando all’interno della composizione un triangolo praticamente borghese, in cui l’ambientazione romana è di fatto un pretesto per l’esplorazione dei caratteri psicologici dei tre protagonisti (il terzetto che chiude il I Atto, cui Donizetti allude nella lettera). La grandiosità delle chiusure d’atto di Ecuba e dell’ultimo giorno di Pompei appare lontana dall’intimo clima di scontro familiare di questo terzetto, che costiuisce l’intero blocco del Finale I e che fu tra i brani più celebri (ai suoi dì) dell’opera in questione.
Gli occhi della luna
Pubblicato da Gabriele Cesaretti in Biblioteca / Discoteca, DVD, Gaetano Donizetti, Lucia di Lammermoor, Operisti dell'Ottocento, Parliamo di Regia, Zimmermann Mary il 4 febbraio 2012
La “gestione Gelb” del Metropolitan Opera ha portato a un drastico rinnovamento del parco allestimenti del teatro newyorkese, da sempre considerato tempio della tradizione più tradizionale. L’ingresso di alcuni dei grandi nomi del teatro di regia al Met è avvenuto, però, con lo strascico di alcune prevedibili polemiche: il problema di uno spazio aperto tutte le sere come il Metropolitan Opera, in cui gli allestimenti vengono riproposti per molte stagioni, è quello di realizzare spettacoli che possano essere tranquillamente adattati a interpreti dal diverso carisma nel corso di molteplici riprese. Se, però, ammettiamo che la regia sia un elemento così importante nel teatro contemporaneo dobbiamo anche ammettere che non tutti gli interpreti sono in grado di muoversi in spettacoli creati da colleghi dalla diversa psicologia, dalla diversa complessità comunicativa e, in sintesi, dalla diversa concezione scenica e musicale di un ruolo. A questo problema c’è da aggiungere la consueta riottosità dei finanziatori del teatro ad accettare allestimenti considerati troppo “innovativi”, col risultato che alcuni dei più bei nomi del teatro contemporaneo, chiamati ad allestire gli allestimenti del “nuovo corso” del Met, abbiano qui firmato alcuni dei loro spettacoli più deboli e insulsi: stando attenti a non deludere né il pubblico più reazionario (che chiama certi allestimenti moderni col dispregiativo “Eurotrash”) né i loro fan più “rivoluzionari” sia Luc Bondy in Tosca che Robert Lepage nel wagneriano Ring (solo per citare due esempi) hanno, di fatto, deluso più o meno tutti. Tuttavia la gestione di Peter Gelb ha condotto anche alla realizzazione di alcuni spettacoli davvero bellissimi, per fortuna immortalati in dvd grazie all’eccellente pratica di realizzare videoriprese in HD di molte serate: un ottimo risultato è stata la donizettiana Lucia di Lammermoor allestita come inaugurazione della Stagione 2007/2008 e più volte ripresa sul palcoscenico del Metropolitan con la regia di Mary Zimmermann.
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