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Il profumo del mare

Uno dei più bei spettacoli visti in Italia negli ultimi dieci anni è la Lucia di Lammermoor allestita al Teatro Lirico di Cagliari nel 2000 da Denis Krief (che per questo spettacolo ricevette il Premio Abbiati della critica italiana) e, da lì, ripresa in più occasioni non solo a Cagliari ma anche a Napoli e a Parma (le foto del post si riferiscono proprio all’allestimento parmigiano del 2009, cui ho assistito). Si tratta di uno spettacolo semplice, ma tutt’altro che banale o scontato, pur potendo contare su ridottissimi elementi scenici che, proprio per questo, acquistano un grande spessore simbolico. La scena è fissa per tutta l’opera, seguendo una linea minimalista molto insistita e tipica dello stile di Krief che trova proprio in questa Lucia uno dei suoi spettacoli più riusciti e suggestivi. Al proscenio si vede una distesa di pietre bianche su cui è posta una semplice panchina di lato; il palcoscenico è chiuso da pareti bianche e bronzee, attraversato da luci spesso violente e da proiezioni mentre un leggero e impalpabile velo nero scende durante alcuni momenti clou a isolare l’ambientazione “esterna” (ma sarebbe meglio dire “onirica”) del proscenio, con le sue pietre e la sua panchina, dal resto del palco. Tutto qui, ma con questi pochissimi elementi Krief riesce a confezionare uno spettacolo estremamente suggestivo e affascinante, soprattutto per merito di un interessante lavoro di recitazione svolto con gli artisti, ai quali viene imposta una gestualità il più possibile naturale per condurre a una quotidianità e a una spontaneità notevoli. L’ambientazione è spostata verso la fine dell’800, ma con molta discrezione e senza sottolineature eccessive, accentuando il carattere borghese della tragedia donizettiana in cui una società maschile (e, in questo caso, militare) prevarica sulla sensibilità della protagonista.

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