Articoli con tag Macbeth

Riccardo Muti – Il mio Verdi

Pack-MutiMeritoria, indubbiamente, l’iniziativa del Corriere della Sera, che ha presentato in dieci uscite un prezioso cofanetto contenente nove opere in cd e un documentario in dvd dedicati all’arte di Riccardo Muti alle prese con la musica di Giuseppe Verdi. Il titolo, pomposo, dell’intera raccolta è, da solo, tutto un programma: Riccardo Muti, Il mio Verdi. Sgombriamo subito il campo da quelli che, personalmente, ritengo essere i punti deboli della raccolta in questione, ovvero il solipsismo del direttore protagonista di tutte le incisioni, tanto da far sparire il nome dei solisti di canto dal retro di ogni booklet a partire dalla terza uscita, e il continuare nella retorica del Verdi che “diede una voce alle speranze e ai lutti, pianse ed amò per tutti”, secondo una patriottarda definizione di Gabriele D’Annunzio che, personalmente, trovo alquanto superata (ma ribadita nel dvd che costituisce l’uscita n.10 della serie). Verdi cantò l’Italia e gli italiani, questo è fuor di dubbio, ma soprattutto ne cantò i difetti e le contraddizioni, con quell’amore che non cela ma, al contrario, sottolinea quanto può e deve essere modificato: continuare nella retorica facile significa sottovalutare la portata politica del messaggio verdiano che, soprattutto in tempi tristi e complicati come quelli che stiamo vivendo, sarebbe invece molto importante.

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TuttoVerdi – Macbeth

MacbethDVDCoverEro presente al Festival Verdi 2006, quando al Teatro Regio di Parma andò in scena questo Macbeth che, dopo essere apparso su etichetta Tdk costituisce ora il decimo volume del ciclo TuttoVerdi della CMajor: la cosa migliore di quella serie di recite, che si conferma tale anche alla visione del dvd in questione, fu e resta la direzione musicale del compianto (mai abbastanza) Bruno Bartoletti che, se non vado errato, non aveva ancora consegnato al disco ufficiale il “suo” Macbeth. Una direzione perfetta, la sua, che trova la quadratura del cerchio nel non rinunciare alla tensione drammatica senza lambiccarsi in inutili manierismi ma sempre riuscendo a sostenere un cast che, del resto, di sostegno sembra avere bisogno. Non è, forse, il caso di Leo Nucci, che non replica l’ottimo protagonista della registrazione Decca effettuata con Riccardo Chailly alla fine degli anni ’80, ma è sempre un artista che conosce il ruolo anche capovolto e riesce a fraseggiare e interpretare da par suo, pur non al massimo della forma. Meno bene vanno le cose con la Lady di Sylvie Valayre, che è comunque molto bella da vedere in scena, regge bene i numerosi primi piani della regia video e, nel complesso, consegna una Lady attendibile, anche se non indimenticabile. Visto che il Banco di Enrico Giuseppe Iori e il Macduff di Roberto Iuliano non si segnalano per particolari demeriti né per particolari meriti bisognerà parlare dello spettacolo di Liliana Cavani, talmente lambiccato, astruso e intellettualoide che bisogna vederlo per crederci. La Cavani parte dal presupposto che il Macbeth è un dramma interiore e psicologico, quindi adatto ad essere ambientato in un teatro, ma una riflessione sulla mancanza del senso di colpa dei criminali nazisti (ancora?!?) la ha convinta a creare il gioco del teatro nel teatro vestendo i protagonisti con costumi seicenteschi mentre, in un teatro elisabettiano degli anni ’40 semidistrutto dalle bombe, un pubblico tedesco assiste alla rappresentazione. Non so che dire: a me parve e continua a parere astrusamente lambiccato (per tacere di cambi scena infiniti ovviamente eliminati nel dvd), in grado di sprecare anche trovate potenzialmente interessanti come le streghe visualizzate nelle donne del popolo, portatrici di una saggezza antica e demoniaca, ma magari ci può essere chi gradisce.

(11 – continua)

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Giuseppe Verdi: Complete Ballet Music from the Operas

Verdi Ballet Music Cd CoverIl 2013 sarà l’anno di Giuseppe Verdi e di Richard Wagner, entrambi nati nel lontano 1813, quindi i pubblici di tutto il mondo si preparaono (psicologicamente e fisicamente) alla lunga e intensa maratona che i teatri programmeranno nel segno delle loro opere. Non solo Belcanto non sfuggirà, ovviamente, a questa regola, ma visto che la mole di sudate carte sulla mia scrivania non ha ancora raggiunto quel livello accettabile che auspicherei, inauguro l’anno verdiano del blog (no, non dimenticherò Wagner, ma essendo l’anima del blog dedicata al Primo Ottocento è inteso che Verdi sarà in primo piano) con la segnalazione di un curioso doppio cd uscito meno di un anno fa. Questo Complete Ballet Music from the Operas registrato nel 2011 dalla Bournemouth Symphony Orchestra guidata da José Serebrier e edito dalla Naxos, è un disco molto interessante non solo perché rivolto sia agli amanti d’opera che a quelli della danza, ma anche perché raduna in un’unica registrazione i vari accostamenti del compositore di Busseto alla musica per balletto, avvenuti tutti (ça va sans dire) in terra francese con l’unica esclusione dell’Aida. Oltre alle celebri danze di Macbeth, di Aida e dei vêpres siciliennes il doppio cd contiene le più rare danze della Jérusalem (rifacimento francese dei Lombardi alla prima crociata) e della versione originale di Don Carlos oltre alle vere e proprie “chicche” costituite dai balletti scritti nel 1856 per Le trouvère, adattamento francese del trovatore andato in scena all’Opéra di Parigi, e da quelle composte nel 1894 per la prima francese dell’Otello: in quest’ultimo caso si tratta dell’ultima musica di scena composta da Verdi, all’epoca ottantunenne. L’esecuzione di Serebrier è brillante e mai noiosa, contibuendo alla riuscita del disco, che si conferma un prodotto interessante e da collezione, che non può mancare nella discoteca di ogni verdiano che si rispetti.

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Patria oppressa! il dolce nome No, di madre aver non puoi, Or che tutta a figli tuoi Sei conversa in un avel.
D’orfanelli e di piangenti Chi lo sposo e chi la prole Al venir del nuovo Sole S’alza un grido e fere il Ciel.
A quel grido il Ciel risponde Quasi voglia impietosito Propagar per l’infinito, Patria oppressa, il tuo dolor.
Suona a morto ognor la squilla, Ma nessuno audace è tanto Che pur doni un vano pianto A chi soffre ed a chi muor.

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