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TuttoVerdi – Ernani

ErnaniDVD_FrontCoverIl quinto volume del ciclo TuttoVerdi, pubblicato in dvd dalla CMajor è la prima spia dei problemi e delle difficoltà incontrate dalla realizzazione della serie che, almeno nelle intenzioni, sarebbe dovuta essere abbastanza diversa da come è in realtà. Ignoro se la decisione di includere nella serie questa edizione, che è stata realizzata a Parma nel 2005 ma era già stata edita in dvd dalla Dynamic, fosse presa fin dall’inizio o se si pensasse a una nuova edizione dell’Ernani da allestire e da firmare, ma fatto sta che la realizzazione Dynamic è stata inserita all’interno del corpus di realizzazioni parmigiane che forma lo zoccolo duro del repertorio del ciclo di TuttoVerdi. Si tratta di un Ernani abbastanza gradevole, ma non di un grande Ernani. Antonello Allemandi, tanto per cominciare, pratica il taglio di alcuni da capo, una scelta senz’altro legittima in una stagione lirica ma che trovo discutibile all’interno di un Festival. Giuseppe Verdi è uno degli autori più allestiti e rappresentati al mondo: dedicargli un Festival significa soprattutto cercare nuove sperimentazioni e nuove letture ma, in particolare, dovrebbe significare un rispetto dell’integrità testuale tale da distinguersi da una qualsiasi ripresa di repertorio. Vero è che c’è da dubitare che il cast avrebbe retto una simile sfida: Marco Berti non canta male, anche se non è un modello di esecuzione (soprattutto per quanto riguarda il passaggio), ma il senso del fraseggio malinconico e maledetto di questo eroe romantico non viene affatto reso. Susan Neves fu un’ottima Abigaille a Genova nel 2004 e a Parma nel 2003 e non capisco come possa essere la stessa cantante di questa Elvira scialba, dura nell’emissione e poco interessante nell’interpretazione. Carlo Guelfi è nasale e secco nei panni di Don Carlo mentre Giacomo Prestia è un Silva duro e colto in serata decisamente “no”. La lettura di Allemandi, poi, non aiuta granché la compagnia, mostrandosi un po’ troppo incline a un clima infuocato che il cast non riesce a reggere e che men che meno è retto dal noioso e statico spettacolo di Pier’Alli, che a teatro ricordo allestito con interminabili ed eterni cambi scena (fortunatamente assenti nel dvd) il cui deleterio effetto sulla tensione narrativa non era nemmeno compensato dai consueti movimenti ritmici imposti a coro e mimi, talmente gelidi e manierati da fornire un curioso contrasto con l’espressività vitale e intensa di un’opera che tutto è fuorché noiosa.

(6 – continua)

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Gothic Tales – 4 – Ernani di Giuseppe Verdi

Se il Nabucco fu, per Giuseppe Verdi, l’opera dell’affermazione l’Ernani si pose come il lavoro che ne consolidò il successo, diffondendosi a macchia d’olio in tutta Italia dopo il debutto del 9 marzo 1844 al Teatro La Fenice di Venezia (peraltro era la prima volta che Verdi componeva per un teatro che non fosse la Scala). Merito della travolgente piena melodica della musica verdiana, merito delle atmosfere vagamente risorgimentali e barricadere che la resero subito gradita al pubblico ma merito, anche, delle situazioni lugubri e goticheggianti di una storia che, al pari di molti film horror dei nostri tempi, vede compiersi la catastrofe finale nel momento in cui tutto sembra felicemente risolto. Ricordava il grande critico ottocentesco Filippo Filippi, nella “Perseveranza” del 31 gennaio 1881, che buona parte del successo del lavoro, negli anni subito seguenti il debutto, era da attribuirsi anche al fascino inquietante e sinistro dato dal suono del corno che ricorda a Ernani la necessità di compiere il suo suicidio d’onore: “La gente, prima di coricarsi, guardava intorno per paura che ci fosse Don Gomez De Silva col suo corno fatale, pronto a suonare durante la notte”. Il commento viene riportato in un saggio del 1951 da Emilio Radius, che chiosa giustamente: “A parte il valore della musica, impressioni simili ne fecero sul pubblico dei nostri tempi soltanto certi film muti che giovavano della suggestione di una nuova arte o di un nuovo artificio”. Era forse perché consapevoli dell’effetto “estremo” e terrorizzante offerto dal misterioso suono che avviene fuori scena, che durante le prove organizzatori e censori (che già avevano tollerato la scelta di un soggetto considerato “scandaloso” come l’Hernani di Hugo) avanzarono dei dubbi sul cupo si naturale con cui Silva annuncia, nel IV Atto, la sua vendetta? Le atmosfere goticheggianti e misteriose dell’Ernani non finiscono, tuttavia, qui: è indimenticabile il cupo impasto orchestrale con cui si apre il III Atto tra i sepolcri di Aquisgrana. La toccante meditazione di Don Carlo sulla futilità della vita viene introdotta da un celeberrimo assolo di clarino basso (lo stesso strumento protagonista dello splendido Preludio all’Atto II della Maria de Rudenz e che, incredibilmente per l’epoca, il Teatro La Fenice aveva stabilmente in organico) che contribuisce a definire un clima di sepolcrale suggestione: come nota Fabrizio Della Seta in origine l’assolo doveva essere di tromba, ma la presenza di questo strumento così particolare in organico e il fascino del suo timbro così insolito sono stati più attraenti per il giovane compositore.

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