Articoli con tag Livermore

Bizzarra è inver la scena: appunti pesaresi

Tell_AlaimoPubblicato anche su OperaClick.

Mica facile allestire Rossini. Ne sanno qualcosa a Pesaro dove, al rigore filologico dell’esecuzione musicale, si è sempre affiancata la via dell’audace sperimentazione registica, lasciando all’estro di uomini di teatro la possibilità di inventare e reinventare una drammaturgia particolare e raffinatissima come quella di Gioachino Rossini. Molti allestimenti pesaresi hanno fatto la storia del teatro rossiniano, mentre altri sono presto caduti nel dimenticatoio, ma resta un dato di fatto che il Rof ha avuto tra i suoi meriti anche quello di chiarire la presenza della regia teatrale come più di un semplice complemento visivo all’esecuzione musicale, ma una vera e propria interpretazione della partitura, in grado di mescolare riferimenti all’immaginario rossiniano rileggendoli secondo la cultura, lo stile e le abitudini della contemporaneità. Il Rossini Opera Festival 2013, che presentava due nuovi spettacoli di beniamini del festival come Davide Livermore e Graham Vick accanto alla ripresa di un classico di Jean-Pierre Ponnelle, ha offerto quindi il destro per alcune considerazioni, senza alcuna pretesa di esaustività, sulle problematiche relative all’allestimento dell’opera rossiniana di oggi.

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I vespri di Capaci

dvd_vespri_1600In questo anno di celebrazioni verdiane anche le edicole sono in prima linea nell’omaggiare il Genio di Busseto. Nell’ambito della serie Viva Verdi de La Repubblica e L’Espresso voglio segnalare l’uscita in edicola (avvenuta ieri, venerdì 17 maggio) de I vespri siciliani nell’edizione andata in scena al Teatro Regio di Torino nel marzo 2011, in occasione dell’inaugurazione delle celebrazioni per il 150° dell’Unità d’Italia. L’allestimento di Davide Livermore (di cui ho già parlato nel blog, peraltro in uno dei primissimi articoli pubblicati) è uno degli spettacoli più belli, intensi e appassionanti che ho mai visto; vero esempio di teatro civile e politico, nel senso più alto e nobile del termine, peraltro (come informa il sito del Teatro Regio) unica opera italiana presente nella Top 10 Musical Events del 2011 di Musical America. Mi sento, pertanto, di consigliare l’acquisto di questo splendido dvd, che sarà disponibile nelle edicole fino a giovedì 23 maggio, sia per l’allestimento che per l’eccellente esecuzione musicale: Maria Agresta e Gregory Kunde, difatti, sono bravissimi, al pari di Ildar Abdrazakov: ascoltarlo intonare “O tu Palermo” mentre dal buio della scena emergono le macchine dilaniate della strage di Capaci è uno dei momenti memorabili del dvd; meno interessante appare invece Franco Vassallo ma, in compenso, è molto bella la direzione di Gianandrea Noseda. Sapevo che lo spettacolo sarebbe dovuto uscire per la Arthaus Musik, come indicato anche da Elvio Giudici nel suo Il Teatro di Verdi in scena e in dvd, ma visto che l’uscita nei negozi di dischi sembra ritardare è meglio approfittare di questa opportunità offerta dalle edicole.

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Ambiguità dei Vespri Siciliani

L’ingresso del concetto di regia nel mondo dell’opera lirica è avvenuto ormai da molti anni ma, che ci si creda o meno, è ancora visto con sospetto dal mondo melomane. Tra le ragioni di questa diffidenza c’è il madornale equivoco che ancora, almeno in Italia, tende a confondere il concetto di regia (ovvero il lavoro con gli artisti sui personaggi e sulla recitazione) con l’ambientazione scenografica. Basta, quindi, un’ambientazione che non sia rispettosa dei dettami librettistici per parlare di avanguardia, anche nel caso di una regia tradizionale (rispettosa, quindi dei rapporti tra i personaggi e, in generale, della trama), mentre una regia radicalmente ripensata e decontestualizzata, magari calata in un’ambientazione storica e rassicurante, tende a passare inosservata. Il mondo della prosa ha superato questa impasse ormai da molti anni, mentre nel mondo dell’opera ancora si fa molta fatica a distinguere il grano dal loglio (un’ambientazione contemporanea o infedele al libretto NON è sempre sinonimo di grande interpretazione) nell’ambito delle proposte più stimolanti e ripensate.
Un esempio di spettacolo decontestualizzato e ripensato, sia dal punto di vista registico che dell’ambientazione, ma al tempo stesso sostanzialmente fedele in molti punti agli equilibri del libretto originale, è stato offerto dalla recente produzione dei verdiani Vespri Siciliani che il Teatro Regio di Torino ha allestito nell’ambito delle Celebrazioni per il 150° dell’Unità d’Italia.
Davide Livermore, al timone della regia, ha scelto di spostare nel tempo la vicenda dell’opera, calandola nella nostra contemporaneità e parlando un linguaggio ricco di riferimenti al presente.
Nessuna fedeltà alla “forma”, per così dire, del libretto verdiano, ma invece un’estrema fedeltà alla sua sostanza e, per quel che mi riguarda, uno degli spettacoli più emozionanti e suggestivi degli ultimi anni, tanto che ben più del Nabucco romano avrebbe meritato una diretta su Rai3 anziché essere relegato, si fa per dire, su Rai Storia, dove inevitabilmente ha ottenuto meno visibilità.

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