Archivio per la categoria Il Corsaro

TuttoVerdi – Il corsaro

CorsaroDVDCoverIl dodicesimo volume del ciclo TuttoVerdi della CMajor è uno di quei dvd di cui non mi so spiegare le ragioni che hanno presieduto alla realizzazione e alla pubblicazione. L’allestimento di Lamberto Puggelli, difatti, era già stato fissato in dvd dalla Dynamic in occasione della sua creazione al Festival Verdi 2004. Per quanto quel dvd fosse ancora sperimentale e piuttosto rozzo nella resa tecnica, trasmetteva però in pieno l’ariosità di uno spettacolo che faceva letteralmente brillare l’infinito dell’ampio cielo che si stagliava dietro la tolda della nave su cui era ambientata l’intera vicenda. Riallestito nel 2008 all’interno dei minuscoli spazi del Teatro Verdi di Busseto lo spettacolo mantenne immutata la sua suggestione “cappa e spada” ma, inevitabilmente, risultò molto meno arioso e suggestivo, limite che passa anche nel dvd, questa volta di resa tecnica inappuntabile. L’esecuzione, poi, è gradevole ma non memorabile: Bruno Ribeiro è molto credibile in scena nei panni di Corrado e canta con bell’aplomb ma è anche assai acerbo; Irina Lungu ha un timbro molto suggestivo ma non è colta in una delle sue serate migliori e la grande romanza di Medora “Non so le tetre immagini” non brilla; Silvia Dalla Benetta è una Gulnara spericolata e nel complesso attendibile, pur con molte asprezze, al pari del Seid di Luca Salsi, il migliore del cast. Nessuno, comunque, si segnala per particolari demeriti anche se nessuno riesce nemmeno a emergere a dovere tra le pieghe di un’opera che è certamente strana e affascinante, ma anche misteriosa, con un disperato bisogno di interpreti particolarmente carismatici per poter svelare i suoi tesori: se si pensa all’assenza di alcuni titoli verdiani dal ciclo TuttoVerdi e considerando che anche la direzione di Carlo Montanaro è decisamente scialba (nemmeno il cast del 2004 fu memorabile, ma la direzione di Renato Palumbo aveva ben altro passo teatrale) non mi spiego le ragioni di questo “remake” se non nella necessità di ovviare a certi limiti tecnici evidenti nella produzione Dynamic… Però il fascino del corsaro resta ancora nascosto.

(13 – continua)

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Rosa dei Venti – 4 – Il Corsaro di Giuseppe Verdi

Una serie di opere unite da un comune denominatore: la presenza del mare, come via di fuga, ma anche come espressione dell’anelito all’infinito che è tratto caratterizzante di buona parte della poetica romantica. Eroi maledetti, pirati e corsari ma anche terre lontane ed esotiche sono al centro delle quattro opere di cui si compone il ciclo Rosa dei Venti. Clicca sul banner qui sopra o nella colonna per leggere tutti gli articoli del ciclo.

Rispetto all’omonima opera di Pacini Il Corsaro di Giuseppe Verdi ha avuto un destino lievemente più fortunato: anche in questo caso il debutto è stato caraterizzato da un esito francamente deludente, ma la popolarità dell’autore ha fatto sì che, a partire dal secondo dopoguerra, la storia di Corrado, Medora e Gulnara potesse essere ripresa in molti palcoscenici, fino a raggiungere una discreta popolarità, almeno per quel che riguarda alcuni brani (come la romanza di Medora “Non so le tetre immagini”). Vero è che all’interno della bistrattata produzione degli anni di galera Il Corsaro ha sempre fatto la parte della cenerentola ricoperta di cenere, escluso anche dalle imponenti celebrazioni del 1951 che portarono alla registrazione della quasi totalità delle opere verdiane. Sull’opera ha pesato molto il giudizio estremamente negativo datone da Verdi stesso, oltre che il fiasco della prima, avvenuta a Trieste (e non venne seguita dal compositore in loco) con la conseguente limitata diffusione del lavoro nel corso del XIX secolo: Marcello Conati individua una ventina di produzioni dal debutto al Teatro Grande del 1848 alle recite del 1864 al S. João di Oporto, dopo le quali bisognerà attendere le recite in forma di concerto nel cortile del Palazzo Ducale di Venezia del 1963 (con Virginia Denotaristefani, Maria Battinelli, Aldo Bottion e Silvano Carroli diretti da Piotr Wollny), quelle del 1966 a St. Pancras di Londra con Pauline Tinsley e, soprattutto, l’allestimento veneziano del 1971 segnalato anche nella rubrica discografica a fine post.

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