Articoli con tag Attila

Riccardo Muti – Il mio Verdi

Pack-MutiMeritoria, indubbiamente, l’iniziativa del Corriere della Sera, che ha presentato in dieci uscite un prezioso cofanetto contenente nove opere in cd e un documentario in dvd dedicati all’arte di Riccardo Muti alle prese con la musica di Giuseppe Verdi. Il titolo, pomposo, dell’intera raccolta è, da solo, tutto un programma: Riccardo Muti, Il mio Verdi. Sgombriamo subito il campo da quelli che, personalmente, ritengo essere i punti deboli della raccolta in questione, ovvero il solipsismo del direttore protagonista di tutte le incisioni, tanto da far sparire il nome dei solisti di canto dal retro di ogni booklet a partire dalla terza uscita, e il continuare nella retorica del Verdi che “diede una voce alle speranze e ai lutti, pianse ed amò per tutti”, secondo una patriottarda definizione di Gabriele D’Annunzio che, personalmente, trovo alquanto superata (ma ribadita nel dvd che costituisce l’uscita n.10 della serie). Verdi cantò l’Italia e gli italiani, questo è fuor di dubbio, ma soprattutto ne cantò i difetti e le contraddizioni, con quell’amore che non cela ma, al contrario, sottolinea quanto può e deve essere modificato: continuare nella retorica facile significa sottovalutare la portata politica del messaggio verdiano che, soprattutto in tempi tristi e complicati come quelli che stiamo vivendo, sarebbe invece molto importante.

Leggi il seguito di questo post »

, , , , , , , , , , , , ,

Lascia un commento

TuttoVerdi – Attila

AttilaDVD_FrontCoverLa videografia di Attila è abbastanza ricca, ragion per cui questo ottavo volume del ciclo TuttoVerdi della CMajor rischia di essere come un vaso di coccio affiancato a ben più solidi vasi di ferro mentre sta esposto nelle vetrine dei negozi di dischi. Non che si ascolti niente di particolarmente brutto in questo dvd (anche se non si ascolta di certo niente di particolarmente bello): piuttosto il clima è quello di una certa mediocritas non sempre aurea in cui spicca solo qualche slancio di fraseggio dell’Odabella di Susanna Branchini e il bellissimo timbro del Foresto di Roberto De Biasio. Più deboli, soprattutto a livello di interpretazione, tanto l’Attila di Giovanni Battista Parodi che l’Ezio di Sebastian Catana. La direzione di Andrea Battistoni sceglie la via di una corsa a perdifiato che sarà anche suggestiva e creerà forse un po’ di tensione drammatica (personalmente non condivido, ma ci può essere chi gradisce) ma limita di molto le possibilità espressive di un’opera cupa e decadente, le cui ambiguità sono pochissimo esplorate in questa lettura. Resta lo spettacolo di Pierfrancesco Maestrini, che sceglie di impostare la narrazione occhieggiando in maniera piuttosto evidente al mondo del fantasy, dei fumetti / graphic novel e dei videogiochi. Molti lo hanno criticato ma, sarà perché in fondo sono un nerd (e me ne vanto), personalmente l’ho trovato gradevole e divertente nell’uso di proiezioni come scenografie virtuali e nel trucco che strizza l’occhio a film di successo come Avatar, da cui sembra uscito proprio Attila. Il minuscolo spazio del Teatro Verdi di Busseto appare utilizzato in maniera notevole mentre incomprensibile (e, alla lunga, irritante) appare la scelta di far fare delle mini corse in quinta ai personaggi durante il tempo di mezzo delle cabalette per poi farli riapparire al proscenio. Un video discretamente divertente, insomma, ma certamente non un Attila di riferimento.

(9 – continua)

Licenza Creative Commons
This opera is licensed under a Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 2.5 Italia License.

, , ,

Lascia un commento

Santo di Patria

Il 10 ottobre 1813 nasceva Giuseppe Verdi e nella stessa data, ma nel 2010, moriva Joan Sutherland. Li ricordo entrambi con una delle più spettacolari incisioni del soprano australiano (di cui ho anche parlato qui). Buon ascolto.

, , , ,

2 commenti

Attila: Tre arie per Foresto

In generale i tenori non amano molto il personaggio di Foresto nell’Attila: per quanto destinatario di una delle più travolgenti scene patriottiche contenute in un’opera del primo Verdi (“Ella in poter del barbaro… Cara patria già madre e reina”) il ruolo è decisamente subordinato al carisma del basso protagonista e del baritono, impiegato nell’ambiguo ma affascinante ruolo di Ezio. Chissà se anche questa “non centralità” del personaggio all’interno degli equilibri musicali dell’opera influì nella storia interpretativa del lavoro durante il XIX secolo: la presenza di ben due romanze alternative composte da Verdi in sostituzione di quella originariamente prevista per Foresto in apertura del III Atto (“Che non avrebbe il misero”) potrebbe suffragare l’ipotesi che il ruolo non solleticasse sufficientemente l’estro e l’ego dei “primi tenori” ottocenteschi, che richiesero (e ottennero) arie composte a loro beneficio per esaltare al meglio le caratteristiche vocali ed espressive di ogni interprete.

All’interno di una medesima situazione espressiva (Foresto, credendosi tradito e abbandonato da Odabella che gli ha impedito di uccidere Attila, piange la sua sventura e chiama traditrice la donna prima tanto amata) un interprete odierno può scegliere – almeno in linea teorica – quale delle tre romanze possa esplicare al meglio le proprie qualità e inserirla nel corpo dell’opera. È significativo, en passant, notare che invece la grande e spettacolare scena patriottica con cui si chiude il Prologo venne, ovviamente, accettata quasi sempre senza riserve.

Leggi il seguito di questo post »

, , , , , , , , , ,

1 Commento