Archivio per la categoria Nabucco

Riccardo Muti – Il mio Verdi

Pack-MutiMeritoria, indubbiamente, l’iniziativa del Corriere della Sera, che ha presentato in dieci uscite un prezioso cofanetto contenente nove opere in cd e un documentario in dvd dedicati all’arte di Riccardo Muti alle prese con la musica di Giuseppe Verdi. Il titolo, pomposo, dell’intera raccolta è, da solo, tutto un programma: Riccardo Muti, Il mio Verdi. Sgombriamo subito il campo da quelli che, personalmente, ritengo essere i punti deboli della raccolta in questione, ovvero il solipsismo del direttore protagonista di tutte le incisioni, tanto da far sparire il nome dei solisti di canto dal retro di ogni booklet a partire dalla terza uscita, e il continuare nella retorica del Verdi che “diede una voce alle speranze e ai lutti, pianse ed amò per tutti”, secondo una patriottarda definizione di Gabriele D’Annunzio che, personalmente, trovo alquanto superata (ma ribadita nel dvd che costituisce l’uscita n.10 della serie). Verdi cantò l’Italia e gli italiani, questo è fuor di dubbio, ma soprattutto ne cantò i difetti e le contraddizioni, con quell’amore che non cela ma, al contrario, sottolinea quanto può e deve essere modificato: continuare nella retorica facile significa sottovalutare la portata politica del messaggio verdiano che, soprattutto in tempi tristi e complicati come quelli che stiamo vivendo, sarebbe invece molto importante.

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TuttoVerdi – Nabucco

NabuccoDVD_FrontCover1Con il terzo volume del progetto TuttoVerdi della CMajor, finalmente, si assiste a un dvd che è in grado di dire qualcosa di nuovo e di interessante su un’opera popolare e plurifrequentata come il NabuccoMichele Mariotti diresse il Nabucco nell’ambito del Festival Verdi 2008 a Reggio Emilia, in un’interpretazione che trovai molto curata dal punto di vista strumentale, ma poco incisiva da quello drammatico, come se il giovane direttore avesse impostato la sua lettura in una concezione “a numeri” che, nel valorizzare in maniera inedita e spesso entusiasmante molti particolari, perdeva un po’ in tensione drammatica. Quando l’allestimento di Daniele Abbado venne ripreso l’anno successivo per il Festival Verdi 2009, ma stavolta al Teatro Regio di Parma, andai quindi a teatro con alcune perplessità, sia per quanto ascoltato l’anno prima sia circa la necessità di una ripresa a così breve distanza: trovai invece la lettura di Mariotti ugualmente persuasiva dal punto di vista strumentale ma enormemente maturata da quello drammatico, riuscendo il direttore pesarese a serrare la narrazione in un arco emozionante e coeso. La stessa emozione di quella recita la ritrovo in questo dvd, che vede proprio nella direzione di Mariotti il suo punto di forza. Nel cast spicca soprattutto la prova di Leo Nucci, dalla voce invecchiata ma interprete ancora di forte carisma (alla prima ricordo che pesò la fatica dell’alternanza con I due Foscari che erano previsti a giorni quasi alterni, ovviamente nel dvd hanno scelto le serate migliori per la pubblicazione), mentre Dimitra Theodossiou non evita numerose forzature, pur cantando la parte integralmente e senza cedimenti vistosi. Abbastanza buono lo Zaccaria di Riccardo Zanellato, anche se non sempre così autorevole come la parte richiederebbe (ma l’orchestra soccorre moltissimo) e bene anche la coppia degli amorosi. La regia di Daniele Abbado non disturba ma nemmeno si segnala per particolari meriti: alcune inquadrature sono molto suggestive (con l’enorme muro della scena a consentire bei tableaux vivants) ma la scelta di non distinguere ebrei e babilonesi tra il coro conduce a qualche momento di confusione visiva. Alto il livello tecnico delle riprese video di Tiziano Mancini e della realizzazione, che si segnala soprattutto (lo ribadisco) per la maiuscola prova direttoriale di Mariotti. Evitabile (dal mio umilissimo punto di vista) la pubblicazione del siparietto  durante gli applausi finali con il pubblico che urla “Viva Verdi” e Nucci che accosta la mano all’orecchio…

(4 – continua)

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Mi riprendo il “Va pensiero”

Questo è il “Va pensiero”. Le altre sono appropriazioni indebite. E lo pubblico oggi non a caso.

Orchestra e Coro del Teatro San Carlo di Napoli, Vittorio Gui [Napoli 20 dicembre 1949]

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Quaresima – 4: Nabucco di Giuseppe Verdi

Quando Riccardo Muti, durante la scorsa Stagione Lirica del Teatro dell’Opera di Roma, eseguì a pochi mesi di distanza il rossiniano Moïse et Pharaon e il Nabucco di Giuseppe Verdi, rimarcando l’enorme importanza assunta nel compositore di Busseto dal modello rossiniano, nessuno trovò la scelta insensata: anche a un ascolto superficiale e svogliato le affinità tra le due partiture appaiono evidenti, tanto che si potrebbe considerare a buon ragione il Nabucco come estrema propaggine ottocentesca dello stile quaresimale, che con Donizetti e il suo diluvio universale, era terminato a Napoli nel 1830. A legare il Nabucco alla tradizione quaresimale sono moltissimi aspetti, a cominciare dal debutto primaverile, dato che la prima rappresentazione avvenne al Teatro alla Scala di Milano il 9 marzo 1842. Sono presenti nel Nabucco ampi scontri tra popoli (molto più ampi che nel Mosè in Egitto e nel Mosè “nuovo”, ovvero la versione tradotta del Moïse et Pharaon ed evidente modello per Verdi ben più che la versione napoletana dell’opera); una storia d’amore tra esponenti delle fazioni rivali (sul modello di Elcia/Anaide e Osiride/Amenofi) è raffigurata nel rapporto tra Ismaele e Fenena, benché il loro ruolo nell’economia del lavoro sia decisamente marginale; è fondamentale l’ispirazione biblica e profetica del soggetto (tanto che ogni atto del libretto di Temistocle Solera viene introdotto da una citazione sacra) e la parte di Zaccaria nel ruolo di carismatico capo-profeta appare evidentemente plasmata sul modello di Mosè; la presenza di spettacolari effetti scenici (la distruzione dell’idolo nella IV Parte) e il rispetto di alcuni codici strumentali fissi in alcuni momenti di preghiera completano il quadro. Come negli altri titoli quaresimali, infine, il soggetto biblico viene affrontato tramite la mediazione di altre fonti, che nel caso di Solera (nel cui libretto Assiri e Babilonesi vengono allegramente usati come sinonimi, in barba alla verità storica) consistono in alcuni balli e in Nabuchodonosor, dramma di Auguste Anicet-Bourgeois.

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