Articoli con tag Ricciarelli

Stabat Mater di Rossini

Periodo di cambiamenti e di nuove supplenze, per cui il blog ne risente un poco: rimaniamo però in tema quaresimale con una storica esecuzione dello Stabat Mater di Gioachino Rossini dai BBC – Proms: Katia Ricciarelli, Lucia Valentini Terrani, Dalmacio Gonzales e Ruggero Raimondi sono i solisti (tutti al debutto ai Proms in questa esecuzione), Carlo Maria Giulini è alla direzione.

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Gothic Tales – 3 – Maria de Rudenz di Gaetano Donizetti

Il pulp è un genere letterario che propone vicende dai contenuti forti, abbondanti di crimini violenti, efferatezze e situazioni macabre […].Il genere pulp nacque nei primi anni venti negli Stati Uniti con storie pubblicate a puntate su riviste (le cosiddette Pulp magazine) di 128 pagine dalle sfolgoranti copertine ma con le pagine interne stampate su carta non rifilata di polpa di legno (in inglese pulp), quindi di infima qualità. (Fonte: Wikipedia)

Forse non rispetta tutte le regole del pulp (che del resto non era ancora nato), ma la donizettiana Maria de Rudenz è indubbiamente una vicenda piena di contenuti forti e scelleratezze, oscillante tra fantasmi (presunti) e crimini (reali) per concludersi con la protagonista che, creduta erroneamente morta in almeno un paio di occasioni, muore definitivamente strappandosi le bende dalle ferite sanguinanti e gettandole a terra di fronte al suo assassino. Composta per il Teatro La Fenice di Venezia dove debuttò il 30 gennaio 1838, Maria de Rudenz non è solo l’ultima opera donizettiana rappresentata in Italia prima della fase francese del compositore di Bergamo, ma è anche uno dei titoli più violenti e convulsi dell’intera letteratura operistica, vera summa della celebre frase dell’autore “Voglio amore e amor violento”. Di amore violento, in quest’opera, ce n’è a bizzeffe: un amore (specialmente quello della protagonista) così totalizzante e dirompente da poter quasi giustificare azioni agghiaccianti ed estreme, in un soggetto la cui violenza venne fortemente stigmatizzata da gran parte dei critici dopo la prima. Maria de Rudenz, in realtà, è un’opera molto interessante e ricca di musica spesso splendida (del resto è un lavoro che appartiene alla piena maturità donizettiana), costruita secondo un interessante ed equilibrato senso delle proporzioni che, specialmente negli appassionanti duetti di II e III Atto, conduce a vertici notevoli.

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Rosa dei Venti – 4 – Il Corsaro di Giuseppe Verdi

Una serie di opere unite da un comune denominatore: la presenza del mare, come via di fuga, ma anche come espressione dell’anelito all’infinito che è tratto caratterizzante di buona parte della poetica romantica. Eroi maledetti, pirati e corsari ma anche terre lontane ed esotiche sono al centro delle quattro opere di cui si compone il ciclo Rosa dei Venti. Clicca sul banner qui sopra o nella colonna per leggere tutti gli articoli del ciclo.

Rispetto all’omonima opera di Pacini Il Corsaro di Giuseppe Verdi ha avuto un destino lievemente più fortunato: anche in questo caso il debutto è stato caraterizzato da un esito francamente deludente, ma la popolarità dell’autore ha fatto sì che, a partire dal secondo dopoguerra, la storia di Corrado, Medora e Gulnara potesse essere ripresa in molti palcoscenici, fino a raggiungere una discreta popolarità, almeno per quel che riguarda alcuni brani (come la romanza di Medora “Non so le tetre immagini”). Vero è che all’interno della bistrattata produzione degli anni di galera Il Corsaro ha sempre fatto la parte della cenerentola ricoperta di cenere, escluso anche dalle imponenti celebrazioni del 1951 che portarono alla registrazione della quasi totalità delle opere verdiane. Sull’opera ha pesato molto il giudizio estremamente negativo datone da Verdi stesso, oltre che il fiasco della prima, avvenuta a Trieste (e non venne seguita dal compositore in loco) con la conseguente limitata diffusione del lavoro nel corso del XIX secolo: Marcello Conati individua una ventina di produzioni dal debutto al Teatro Grande del 1848 alle recite del 1864 al S. João di Oporto, dopo le quali bisognerà attendere le recite in forma di concerto nel cortile del Palazzo Ducale di Venezia del 1963 (con Virginia Denotaristefani, Maria Battinelli, Aldo Bottion e Silvano Carroli diretti da Piotr Wollny), quelle del 1966 a St. Pancras di Londra con Pauline Tinsley e, soprattutto, l’allestimento veneziano del 1971 segnalato anche nella rubrica discografica a fine post.

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Risorgimento – 4: La Battaglia di Legnano di Giuseppe Verdi

L’omaggio di Non solo Belcanto al 150° dell’Unità d’Italia avviene con l’approccio a quattro melodrammi “inusualmente” risorgimentali (Clicca sull’immagine a lato o sul banner nella colonna di destra per leggere gli altri articoli del ciclo).

Il fatto

Una delle pagine più gloriose del Risorgimento fu la creazione della Repubblica Romana, ufficialmente proclamata dopo le elezioni a suffragio universale tenute nel gennaio del 1849 e seguita alla fuga di Pio IX da Roma dopo l’uccisione in un attentato del primo ministro pontificio Pellegrino Rossi. Rifugiatosi il papa a Gaeta, presso i Borboni, la capitale rimase senza governo e si insediarono i gruppi democratici: in questo clima esaltato e vivace debuttò al Teatro Argentina il 27 gennaio La Battaglia di Legnano di Giuseppe Verdi, accolta da un fanatico entusiasmo che si concluse con il bis finale dell’intero IV Atto, significativamente intitolato “Morire per la patria!”. Il 9 febbraio l’Assemblea Costituente eletta proclamò la decadenza del potere temporale del papa e la nascita del nuovo stato, repubblica parlamentare, con il “glorioso nome di Repubblica Romana”; la forma di governo sarebbe stata la “democrazia pura” secondo basi democratiche e non dinastiche e i poteri effettivi sarebbero stati in mano di un triumvirato formato da Giuseppe Mazzini, Aurelio Saffi e Carlo Armellini. L’evento fu clamoroso ed ebbe ripercussioni anche in Toscana e in Piemonte ma, purtroppo, era destinato a fallire: divenuta il centro principale della rivoluzione democratica (nonché rifugio di esuli provenienti dall’intera penisola) la Repubblica Romana tentò di portare avanti con grande forza riforme tese alla laicizzazione dello stato e al rinnovamento sociale e politico, tra cui la confisca dei beni del clero e una riforma agraria, ma le ripercussioni furono inevitabili. Da Gaeta Pio IX aveva fatto appello a tutte le potenze cattoliche per essere ristabilito nei suoi territori e alla chiamata risposero non solo Austria, Spagna nonché, ovviamente, il Regno di Napoli ma anche la Francia del presidente Bonaparte, desideroso sia di prevenire un intervento austriaco che di guadagnarsi il favore cattolico. 35.000 soldati francesi vennero inviati nel Lazio e, nonostante la coraggiosa resistenza nella difesa di Roma (in cui emersero le qualità politiche di Mazzini e quelle militari di Garibaldi) la sconfitta fu inevitabile. La resa avvenne il 4 luglio.

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