Articoli con tag libretti

Violetta, ossia La traviata censurata

Violetta Foto di Lucia T. Sepulveda 1La traviata è un’opera il cui argomento è scomodo ancora oggi, sia pure in maniera meno dirompente rispetto al XIX secolo: la storia di una prostituta (d’alto rango, certamente, ma sempre prostituta rimaneva) decisa a cambiare vita nell’inutile tentativo di farsi accettare all’interno della società borghese era considerata decisamente immorale e scandalosa. Non stupisce quindi, l’interesse della censura volto a moralizzare e “normalizzare” il soggetto in questione perché, che diamine, a teatro si va per divertirsi e mica ci si diverte se si pensa all’ipocrisia della società di cui si fa orgogliosamente parte. Nello Stato Pontificio, quindi, si diffuse Violetta, ovvero una versione dell’opera che, a partire dal titolo, minimizzava e nascondeva la maggior parte degli aspetti più scandalosi del capolavoro verdiano. La lettura di questo libretto “censurato” è molto interessante e istruttiva per capire quanto l’opera verdiana avesse colpito nel vivo nel denunciare le contraddizioni di una società molto perbenista ma molto spietata nelle sue regole: come già al debutto veneziano l’azione è spostata al ‘700 (nonostante i ritmi ottocenteschi presenti in partitura, per un’analisi dei quali rimando alla lettura di questo libro) specificando, anzi, che l’intera storia si svolge “all’inizio del 1700”, ma non è questa la sola variante presente nella Violetta che, dopo l’allestimento al Teatro Apollo di Roma nella Stagione di Carnevale del 1854, restò la veste con cui La traviata venne conosciuta in molti teatri fino all’Unità. Gli interventi della censura possono essere distinti in tre sottoinsiemi, peraltro strettamente comunicanti tra loro: quelli di matrice religiosa, quelli di matrice sociale e quelli di matrice che potremmo definire “educativa” o morale. Si tratta di sottoinsiemi tutt’altro che ermetici, ma questa schematizzazione consente una maggiore chiarezza nell’elencare le non poche (e non felici, of course) modifiche imposte al libretto.

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Il Grande Libro dell’Opera Lirica

Una pubblicazione che si pone, per gli appassionati dell’opera italiana dell’Ottocento, su un piano di notevole importanza e che segnalo come ideale completamento dei miei post dedicati alle integrali librettistiche di Rossini, Bellini, Donizetti e Verdi, sia perché il poderoso volume in questione contiene libretti di difficile reperibilità ma di estremo interesse per l’appassionato del Belcanto romantico, sia perché il volume stesso è divenuto di difficile reperibilità, non essenso più in catalogo per la Newton & Compton. Un peccato, perché dopo un’agile introduzione a cura di Piero Mioli (in cui si recupera uno studio del nostro pubblicato anche nella mitica collana 100 pagine 1.000 lire), il librone fornisce cento libretti del massimo interesse, a volte in edizioni molto particolari (come  nel caso de Les Contes d’Hoffmann di Offenbach, di cui si pubblica un testo francese in cui si sopprime l’Atto di Giulietta inserendo la Barcarola in quello di Antonia, come sottofondo alla disperazione di Crespel affacciato alla finestra; nella versione italiana, però, l’Atto di Giulietta torna al suo posto) facendo seguire ai cento testi un agile Dizionarietto biografico dei librettisti e dei musicisti.
Accanto alle “solite” hits come Aida, Norma e Lucia di Lammermoor appaiono nell’antologia anche una serie di libretti di opere di raro ascolto, che riporto in rigoroso ordine alfabetico limitandomi ai titoli più particolari e interessanti nell’ambito del repertorio ottocentesco italiano:

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Tutti i libretti di Donizetti

Anche se la Newton aveva immesso nel suo catalogo le edizioni integrali dei libretti di Rossini, Bellini e Verdi (tutte pubblicate alla fine degli anni ’90) non compì mai l’atteso passo di consegnare alle stampe un’integrale testuale donizettiana. Forse furono proprio la complessità e l’enormità del materiale relativo al musicista bergamasco a impedire l’impresa, o chissà cosa: un’integrale dei libretti di Donizetti, comunque, è stata per qualche tempo reperibile per la Garzanti, nell’ambito di una serie di integrali librettistiche in cui, prima di Donizetti, erano già stati pubblicati Verdi, Mozart, Puccini, Rossini e Wagner. Il volume, a cura di Egidio Saracino ed edito nel 1993, è oggi rintracciabile esclusivamente presso librerie specializzate in rimanenze perché, ovviamente, è fuori catalogo. Rispetto alle edizioni della Newton questa della Garzanti si segnala non solo per il prezzo (ovviamente più caro) ma anche per l’assenza di Appendici con arie alternative che, c’è da giurarlo, avrebbero fatto quantomeno raddoppiare il numero delle pagine complessive (che già così si attesta attorno alla rispettabile cifra di 1307, cui si aggiungono le 38 della Prefazione). Dal 1993 ad oggi lo studio delle fonti donizettiane ha compiuto passi da gigante, sia per quel che riguarda la riscoperta di versioni alternative e inedite (a volte a essere scoperte sono state addirittura intere opere), sia per la definizione dell’importanza storica di Gaetano Donizetti nell’ambito dell’opera italiana del Primo Ottocento. Indubbio che un contributo ulteriore in questo senso lo abbia fornito proprio la pubblicazione di Saracino che, venendo dopo quasi quarant’anni di ininterrotta “Donizetti Renaissance”, forniva uno strumento prezioso e indispensabile a studiosi e appassionati, ponendosi nella Prefazione questioni estetico – storiche quanto mai pregnanti:

Ed ecco allora prendere maggior consistenza l’indebitamento verdiano nei confronti di Donizetti dentro i cui spartiti sono radicate pure certe esigenze del comporre di Verdi, la più evidente fra tutte è quell’ossessiva ricerca nei libretti della cosiddetta “parola scenica”. […] che sia Verdi un “postdonizettiano”?

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Tutti i libretti di Bellini

Come già fatto per Verdi e per Rossini dedico un post anche all’integrale dei libretti belliniani, edita nel 1997 dalla Newton & Compton Edizioni sempre a cura di Piero Mioli. Anche in questo caso, come per Rossini, il volume è fuori produzione, al momento, quindi l’unica speranza di reperirlo è tramite librerie specializzate e/o particolarmente ben fornite o spulciando tra le bancarelle grazie al solito “colpo di fortuna”.
Come per Verdi e Rossini vengono pubblicati tutti libretti delle opere belliniane in edizione integrale e corredata da esaurienti e approfondite note di introduzione, nonché da ampie Appendici ricche di varianti alternative e stralci dalle fonti letterarie alla base dei vari soggetti (è il caso della Zaira di Voltaire). Particolarmente interessante appare l’Appendice alla Sonnambula, in cui viene trascritto il testo dei frammenti musicati da Bellini dell’incompiuto Ernani, l’opera che avrebbe dovuto andare in scena accanto alla donizettiana Anna Bolena nella mitica stagione del Teatro Carcano di Milano del 1830 e il cui progetto abortì per essere convertito, appunto, nella Sonnambula (dei frammenti musicati di Ernani è stata peraltro realizzata un’incisione discografica a cura della Bongiovanni).
Particolarmente interessante anche l’Appendice ai Capuleti ed i Montecchi, in cui trova spazio l’intero finale del Giulietta e Romeo di Nicola Vaccaj (un’opera precedente il capolavoro del catanese e composta sempre su libretto di Felice Romani) la cui scena conclusiva venne così spesso sostituita a quella belliniana da essere indicata, nell’edizioni Ricordi tradizionale, come vero e proprio “Finale alternativo su musica di Nicola Vaccaj”.
I casi di opere con versioni alternative autografe ricevono trattamenti differenti nella pubblicazione: per il giovanile Adelson e Salvini è sembrato troppo complicato relegare le varianti in Appendice, quindi i libretti della I e II versione vengono editi l’uno di seguito all’altro, mentre per quel che riguarda le varianti di Bianca e Fernando esse vengono riportate in Appendice, pubblicando nel testo la versione originale del libretto (intitolata Bianca e Gernando).
Diverso è il caso dei Puritani, di cui viene pubblicato il libretto originario in versione integrale (comprensivo quindi del Terzetto “Se il destino a me t’invola” e del duetto “Da quel dì che ti mirai”) con la struttura delle due versioni note (Parigi – Grisi e Napoli – Malibran) indicata prima del testo e i frammenti variati per Napoli (tra cui la frase di Elvira “È vostra vittima” che sostituisce “Ella è spirante”) relegati in Appendice.
Come nelle altre pubblicazioni il volume è aperto da una nota biobibliografica ed è chiuso dai Ragguagli Librari; è del pari presente la rubrica discografica dedicata a ogni titolo, ovviamente aggiornata al 1997.

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Tutti i libretti di Rossini

Purtroppo questa integrale dei testi rossiniani in due volumi, pubblicata nel 1997, è da tempo fuori catalogo per la Newton & Compton. Un peccato perchè, pur con alcuni limiti, anche in questo caso come per l’integrale verdiana, il lavoro di Piero Mioli si segnala per accuratezza e completezza. Mancano, è vero, alcune varianti importanti che recentemente sono state recuperate e, in qualche caso, anche allestite: segnalo ad esempio l’assenza del testo del Finale di Zelmira nella versione di Parigi per la Pasta, recentemente portato in scena nell’edizione dell’opera allestita al Rossini Opera Festival nel 2009 (ma la preghiera era stata anche incisa da Marilyn Horne in un prezioso recital Fonit Cetra dedicato alle arie alternative di Rossini). Tuttavia quello che c’è in questi due volumi compensa a usura quel poco che manca: documentate e interessanti, al solito, le introduzioni alle varie opere e interessantissime le singole Appendici, in cui non solo trovano spazio i testi delle arie alternative ma che spesso diventano una sorta di mini antologia letteraria delle fonti poetiche (in Zelmira, ad esempio, vengono riportati ampi stralci della tragedia di Mr. De Belloy alla base del libretto di Tottola). Delle opere francesi, inoltre, viene fornita anche la traduzione ritmica in italiano.
Preziosa, infine, la scelta di inserire nel corpus dell’integrale i testi dei vari pasticci su musiche rossiniane, come Ivanhoé, L’ape musicale e Robert Bruce: in un momento in cui, finalmente, la totalità del teatro rossiniano è stata allestita in tempi moderni trovando quasi sempre la via del disco ufficiale (purtroppo, ahimé, non sempre su case discografiche di facilissima reperibilità) poter avere sottomano anche i libretti di pasticci spesso curati dall’autore stesso (è il caso dell’Ivanhoé in cui Rossini inserì un primo abbozzo di quello che sarebbe divenuto il celeberrimo Allegro conclusivo dell’Ouverture di Guillaume Tell) si rivela uno strumento di estrema utilità.
Immancabile la rubrica discografica monografica (aggiornata, ovviamente, al 1997) dedicata a ogni titolo (e ricca di notazioni anche sul resto del repertorio rossiniano) nonostante si trovino giudizi opinabili e incomprensibilmente negativi su alcuni importanti artisti, tra cui spicca Rockwell Blake, che evidentemente Mioli proprio non sopporta. Il volume viene, inoltre, completato da una Nota biobibliografica e da uno scritto finale dedicato alle pubblicazioni critiche che hanno Rossini come oggetto.
In attesa di una ristampa consiglio senz’altro l’acquisto laddove lo si scorgesse in bancarelle particolarmente fornite.

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Tutti i Libretti di Verdi

Ogni melomane che si rispetti ha, nella sua biblioteca, una personale collezione di libretti.
L’esigenza pratica di avere a disposizione quanti più testi possibile con un minimo ingombro di spazio ha portato alla pubblicazione di numerose raccolte, dedicate in particolar modo agli autori più amati, tanto che nei lontani (si fa per dire) anni ’90 la Newton & Compton Editori inserì nel proprio catalogo 5 interessanti integrali librettistiche (Mozart, Rossini, Bellini, Verdi e Wagner) affidate alla cura di Piero Mioli. Di queste cinque integrali solo una (Verdi) è rimasta, attualmente, nel catalogo della casa editrice ma non dispero che, prima o poi anche le altre trovino la via di una ristampa; nel frattempo, se le trovate in una libreria ben fornita o in una bancarella, il mio consiglio è quello di accaparrarvele assolutamente.
L’unica integrale rimasta in catalogo, dicevo, è quella verdiana, più volte ristampata nel corso degli anni, prima in una nuova ed elegante veste grafica in occasione del centenario del 2001 e ora nella nuova serie dei Mammut, con una stilizzata caricatura del compositore di Busseto in copertina. L’edizione si fa apprezzare innanzitutto per la sua estrema completezza e, in effetti, le note di copertina recitano, non senza enfasi:

Fuorché la musica, tutto. Il pubblico del teatro di Verdi troverà in questo volume, a parte la musica, le note, la partitura (che sono logico appannaggio specialistico), tutti i testi dei libretti, integrali, e una ricca serie di rubriche volte a introdurre, a saggiare, a documentare, ad accompagnare l’ascolto.

Il libretto integrale di ogni opera viene accompagnato da un’esauriente introduzione storica e da ricche appendici, dove trovano spazio nella loro (quasi) totalità eventuali varianti alternative, riferite all’opera presa in esame. Spesso nelle appendici si trovano autentiche chicche o curiosità come, ad esempio, la prima stesura di alcune scene del Rigoletto o l’imbarazzante versione censurata della cabaletta “Sempre libera” della Traviata, che si rivelano elementi assai utili per entrare al meglio nel mondo e nell’estetica del melodramma italiano dell’800.

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