Articoli con tag Esiliati in Siberia

Chi per la patria muor / Alma sì rea non ha” di Francesco Cento

È questo “Chi per la patria muor / Alma sì rea non ha” della inEdition editrice un libro agile e scorrevole (meno di 100 pagine) scovato per puro caso questa estate a Pesaro e da me divorato in un paio di pomeriggi. L’autore Francesco Cento (scrittore e scultore, anche autore dell’immagine di copertina) propone un viaggio all’interno degli anni tumultuosi della Repubblica Romana, anni in cui vide la luce La Battaglia di Legnano di Giuseppe Verdi, dedicando particolare attenzione alla carriera e alle idee patriottiche del librettista dell’opera Salvadore Cammarano, di cui viene presentato un rapido ritratto con versi tratti dai suoi libretti più celebri. Nel partire dal presupposto che il melodramma era la “Biblia pauperum” dei patrioti del XIX secolo Cento preferisce concentrarsi sugli aspetti più schiettamente comunicativi dei libretti d’opera, chiamati a parlare alle masse di un’epoca di libertà da costruire. Nel I Capitolo rivivono così gli episodi legati alle rappresentazioni degli Esiliati in Siberia a Modena, l’entusiasmo suscitato dalla Gemma di Vergy a Palermo e, ovviamente, il furore che scatenò il celebre coro della Caritea, regina di Spagna di Mercadante (proprio l’incipit del coro, seguito da un verso della Battaglia di Legnano, forma il titolo del volumetto). Nonostante l’ampiezza della materia c’è spazio non solo per parlare di lirica e di musica, ma anche per ricordare la partecipazione del Sud Italia alle rivolte per l’indipendenza nazionale in una serie di rivolte spesso scomparse dalla storiografia ufficiale per “la cosiddetta <<lotta al brigantaggio>> degli anni a venire che forgerà un forte pregiudizio nei confronti della partecipazione delle regioni del Sud alle lotte risorgimentali“, come scrive lo stesso Cento. Nella carrellata di intellettuali e rivoltosi che agirono e operarono in quegli anni si ritaglia alcune pagine anche il musicista Pietro Maroncelli, nominato anche da Silvio Pellico ne Le Mie Prigioni, di cui Cento racconta la polemica netta con lo stile rossiniano imperante all’epoca che, forse, impedì a Maroncelli di emergere come avrebbe potuto. Al centro del volumetto, comunque, c’è proprio La Battaglia di Legnano verdiana, le cui implicazioni patriottiche sono raccontate con schiettezza e osservazioni pertinenti, come quando Cento individua una possibile causa del rapido declino dell’opera durante l’Italia unita nel suo essere uno “scomodo, quando non fastidioso, promemoria di speranze tradite e di ideali compromessi“. Per un’Italia che era nata su radici, in fondo, malate doveva essere davvero doloroso ricordare un’opera che raccontava “quello spirito di indipendenza e di libertà che non ce la faceva più a stare tra le righe“… e altrettanto doloroso è ricordare oggi quello spirito di cui si nutriva l’ala repubblicana del nostro Risorgimento. Un libro che non ha certo pretese di enciclopedizzazione e/o di completezza ma che si rivela essere un contributo di piacevole e agile lettura alle “celebrazioni” per il 150° dell’Italia Unita, utile soprattutto per coloro che ricercano un possibile primo approccio alla materia.

Pubblicato anche su L’ape musicale.

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Risorgimento – 1: Otto mesi in due ore ossia Gli Esiliati in Siberia (ossia Elisabetta ecc ecc) di Gaetano Donizetti

L’omaggio di Non solo Belcanto al 150° dell’Unità d’Italia avviene con l’approccio a quattro melodrammi “inusualmente” risorgimentali (Clicca sull’immagine a lato o sul banner nella colonna di destra per leggere gli altri articoli del ciclo).

Il fatto

Le insurrezioni del 1831, avvenute nei Ducati e di Modena e Parma (nonché in una parte dello Stato Pontificio) furono legate a doppio filo alla rivoluzione  dell’anno precedente avvenuta in Francia: infatti da un lato i moti italiani furono una conseguenza più o meno diretta di quelli francesi mentre dall’altro la stessa rivoluzione di luglio in Francia appariva come il risultato di una trama ordita proprio nel ducato di Modena e ambiguamente appoggiata dal duca Francesco IV. Francesco IV sperava infatti di sfruttare i disordini politici per creare un regno di cui potesse porsi a capo nell’Italia centro-settentrionale e, a tal fine, entrò in contatto con le società segrete dell’epoca, soprattutto con il carbonaro Enrico Misley e con Ciro Menotti, il quale auspicava un’Italia unita sotto una monarchia costituzionale. L’esito della rivoluzione di luglio, tuttavia, convinse Francesco IV ad abbandonare ogni progetto cospirativo nella certezza che l’Austria non avrebbe accettato nessun cambiamento nella situazione politica italiana: i contatti con i cospiratori vennero mantenuti ma solo per agevolare il blocco dell’imminente insurrezione. Il 3 febbraio 1831, infatti, i capi della congiura furono arrestati su ordine del duca mentre erano riuniti in casa di Menotti. La rivolta, tuttavia, scoppiò lo stesso il giorno successivo, ma a Bologna, dilagando poi in Romagna nonché a Parma e Modena (dove originariamente avrebbe dovuto avere inizio). Una marcia dal III Atto dell’opera Gli Esiliati in Siberia di Gaetano Donizetti, programmata a Modena in quel periodo, divenne l’inno dei rivoltosi, facendo sì che la censura imponesse l’immediata cessazione delle repliche. Francesco IV fuggì dalla città ma, nonostante l’iniziale successo, le divisioni interne degli insorti e la mal riposta fiducia in un intervento orleanista limitarono fin da subito le possibilità di riuscita dei moti: per le truppe asburgiche fu facile attravsersare i territori e sconfiggere i ribelli a Rimini, favorendo il ritorno all’ordine. I rivoltosi furono vittime di dure repressioni: Ciro Menotti venne impiccato nel maggio dello stesso anno.

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