Articoli con tag Flórez

Prassi esecutiva e tagli di tradizione (Appunti su due dvd)

Ogni esecuzione nasce e si consuma in un determinato momento storico, nel quale deve essere inquadrata, anche per capire le ragioni (soprattutto per quanto riguarda opere del repertorio belcantista) di eventuali tagli e di manomissioni, più o meno lievi, sulla partitura eseguita. Negli anni ’50 era perfettamente normale, ad esempio, scorciare di molto le opere del repertorio primottocentesco, in modo da adeguarle ai gusti di un pubblico che non era certamente abituato alla particolare drammaturgia e alla diversa concezione del “tempo” dell’azione che tali lavori contenevano: un esempio di questa pratica è nella celebre incisione di Anna Bolena che riproduce la registrazione live della ripresa milanese dell’opera del 1957. Si trattò di recite giustamente mitiche, dirette da Gianandrea Gavazzeni, in cui la bravura e la classe di due primedonne del calibro di Maria Callas e Giulietta Simionato (assieme a Nicola Rossi Lemeni e Gianni Raimondi) rivelarono al pubblico la bellezza e le potenzialità del Donizetti serio erroneamente considerato “minore”. L’edizione che venne eseguita, tuttavia, fu a tutti gli effetti un’ampia selezione dell’opera, da cui vennero eliminate intere scene e scorciate altre: era inevitabile, del resto, esaltare i momenti migliori del lavoro per permetterne uno stabile rientro in repertorio (veicolato dallo splendore del cast vocale) e nascondere i difetti della partitura. Lessi che Gavazzeni decise di tagliare la Sinfonia (e quella di Bolena è invero bruttina) per accentuare il clima cupo e gotico del coro di cortigiani di apertura, in grado di accendere subito l’interesse dello spettatore. Sono passati più di cinquant’anni da quelle sere e Anna Bolena è ormai entrata stabilmente in repertorio, soprattutto grazie al fascino della Callas, ma anche grazie al veicolo di interpreti mitiche come Leyla Gencer, Beverly Sills, Joan Sutherland e Edita Gruberová: oggi esiste un pubblico avvezzo al Belcanto e abituato alla particolare drammaturgia di un’opera tendenzialmente statica come è la Bolena. Per queste ragioni risultano incomprensibili (o quasi) i numerosi tagli del nuovissimo dvd Deutsche Grammophon che riproduce il debutto nel ruolo di Anna Netrebko avvenuto a Vienna lo scorso aprile.

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Rosa dei Venti – 1 – Il Pirata di Vincenzo Bellini

Una serie di opere unite da un comune denominatore: la presenza del mare, come via di fuga, ma anche come espressione dell’anelito all’infinito che è tratto caratterizzante di buona parte della poetica romantica. Eroi maledetti, pirati e corsari ma anche terre lontane ed esotiche sono al centro delle quattro opere di cui si compone il ciclo Rosa dei Venti. Clicca sul banner qui sopra o nella colonna per leggere tutti gli articoli del ciclo.

Non sono, in fondo, molte le opere che, al pari del belliniano Pirata, possono vantare lo status di testo mitico così come di prima opera, sotto molti aspetti, autenticamente romantica nella letteratura musicale italiana e, al tempo stesso, melodramma in grado di creare un vero e proprio archetipo, quello dell’ eroe-tenore bello di sventura e destinato, ovviamente, a fine tragica. Non che il soprano, ovviamente del tenore amante, abbia una fine migliore, dato che le spetta una lunga e composita scena di pazzia che si rivela come la prima di una lunga serie di follie romantiche che attraverseranno tutto il XIX secolo. Il destino tragico di Imogene e di Gualtiero (questi i nomi dei protagonisti del Pirata) si esprime in un’opera e in un’atmosfera che, sotto molti punti di vista, lo stesso Bellini non ricercherà più: come negare il clima romantico dei Capuleti ed i Montecchi? Eppure la presenza di un contralto “en travesti” nei panni dell’eroe amoroso obbedisce a canoni diversi da quelli del realismo dei sentimenti tipico dell’idea romantica. Come negare le suggestioni dei Puritani, l’estremo capolavoro scritto per Parigi? Eppure il dichiarato modello belliniano di molte scene, tra cui quella centrale della pazzia di Elvira, fu la Nina, o sia la pazza per amore di Giovanni Paisiello, senza contare il romanticismo alquanto sui generis della Norma. Questo non significa che, dopo l’exploit del Pirata, Bellini si richiuda in uno sguardo all’indietro rinunciando alla conquista di un mondo di passioni che, al contrario, esplorerà Donizetti: Bellini è un romantico sotto molteplici punti di vista, ma un romantico alla maniera di Leopardi (cui tante – troppe? – volte è stato paragonato) e capirà, dopo l’exploit di questo Pirata, che non sarebbe stata la strada delle passioni esacerbate quella in grado di esprimere al meglio la sua sensibilità (lo dimostra La Straniera, peraltro opera assai affascinante, ma certamente meno riuscita). Il Pirata, per certi versi, si pone dunque come una sorta di unicum alquanto peculiare all’interno della produzione del catanese.

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